ROMA - Il Parlamento italiano non ci sta ai tagli e ai sacrifici che però impone senza farsi problemi ai cittadini italiani. E così Camera e Senato si oppongono ad una delle norme del decreto legge deciso dal governo Monti: quella che prevede un taglio ai loro emolumenti. La norma prevede il dimezzamento dei quasi 12 mila euro netti (senza la diaria e i molti altri benefit previsti) che i parlamentari incassano, portandoli allo stesso livello della media degli stipendi che ci sono nei Parlamenti europei (5.300 euro). Ma dal Parlamento rilanciano: no, meglio adeguare gli stipendi a quelli dell'Europarlamento. Ma, fatti due calcoli, si è visto che la cosa è antieconomica: vero che prendono 5900 euro mensili, ma i rimborsi spese e gli accessori arrivano vicini ai 20 mila euro al mese. Alla fine quindi i parlamentari costerebbero più di quanto costino adesso; quasi il doppio, per essere esatti.
E a giudicare dalle dichiarazioni, i parlamentari non intendono cedere: se un Lamberto Dini dice che già adesso i parlamentari italiani prendono meno della media Ue; se una Alessandra Mussolini dice che ridurre il vitalizio è una istigazione al suicidio (e tagliare una pensione da 1000 euro al mese no? ndr); se altri deputati dicono che lo stipendio da parlamentari non è sufficiente.
E a giudicare dalle dichiarazioni, i parlamentari non intendono cedere: se un Lamberto Dini dice che già adesso i parlamentari italiani prendono meno della media Ue; se una Alessandra Mussolini dice che ridurre il vitalizio è una istigazione al suicidio (e tagliare una pensione da 1000 euro al mese no? ndr); se altri deputati dicono che lo stipendio da parlamentari non è sufficiente.
Nessun commento:
Posta un commento