venerdì 6 gennaio 2012

Pentagono, Obama taglia i fondi ma sfida la Cina


Il Presidente e Panetta delineano la nuova dottrina strategica. «Esercito più snello, avremo ancora la superiorità militare»
CORRISPONDENTE DA NEW YORK
Un esercito più snello e globale, meno costoso, proiettato anche nello spazio e nel cyberspazio, con due priorità geostrategiche in Asia-Pacifico e Medio Oriente: è questa la trasformazione della struttura del Pentagono varata dal presidente Obama al fine di far coincidere i nuovi scenari di sicurezza con le impellenti necessità economiche.

È proprio Obama che, a fianco del ministro della Difesa Leon Panetta e del capo degli Stati Maggiori congiunti Martin Dempsey, presenta dal Pentagono i contenuti della «Defense Strategic Review», che stabiliscono missione e caratteristiche della «Joint Force» destinata a essere operativa nel 2020.

«Il nostro esercito sarà più snello - spiega il presidente americano - ma il mondo deve sapere che gli Stati Uniti manterranno la superiorità militare con forze armate agili, flessibili e pronte ad affrontare ogni tipo di situazioni e minacce». In concreto significa far scendere gli effettivi delle forze armate a 490 mila unità e ridurre anche i marines, tagliando decine di migliaia di militari per concentrare gli investimenti su Marina e Aviazione, con una riduzione di spese di 450 miliardi in dieci anni.

«Guardiamo oltre le guerre in Iraq e Afghanistan per garantire la nostra sicurezza con forze terrestri convenzionali ridotte - aggiunge Obama -, investendo nelle capacità di cui avremo bisogno nel futuro come controterrorismo, intelligence, lotta alle armi di distruzione di massa e capacità di intervenire e operare dove ci viene impedito» al fine di «mantenere la nostra superiorità» e «non ripetere gli errori del passato quanto l’esercito, dopo il Vietnam, si fece trovare impreparato davanti alle sfide del futuro».

La nuova «Joint Force» sarà dunque «globale» perché fondata su «truppe speciali, alta tecnologia, abilità di operare nello spazio e nel cyberspazio per condurre missioni veloci ovunque necessario», aggiunge Panetta, ribadendo che «continueremo a essere in grado di affrontare più nemici contemporaneamente».

Le riduzioni toccheranno la struttura logistico-militare necessaria per operazioni di terra di lungo periodo, com’è avvenuto in più occasioni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, inclusi Iraq e Afghanistan. Essere «più agili» serve per affrontare gli scenari che diventano prioritari. «Rafforzeremo la presenza nell’Asia-Pacifico - ha detto Obama - e resteremo vigili in Medio Oriente». Anche Panetta mette l’accento su queste due aree geopolitiche, facendo capire che Us Air Force, Us Navy e intelligence militare si concentreranno sulla Cina, protagonista di un significativo riarmo, e sui due Paesi da cui provengono minacce non convenzionali: l’Iran e la Corea del Nord.

Sebbene il testo del Pentagono faccia attenzione a non identificare la Cina come un avversario, le caratteristiche della «Joint Force» sono tali da preannunciare maggiori attività per contenere l’espansione strategica di Pechino, avvalorata dal recente test di missili capaci di colpire le portaerei Usa. Spostare gli investimenti verso Oriente significa ridurli in Europa, America Latina e Africa, dove Panetta prevede «operazioni a basso costo, più innovazione e operazioni congiunte con gli alleati» per condividerne il peso economico. Le rassicurazioni di Panetta alla Nato vertono attorno alla «fedeltà all’articolo 5» sull’autodifesa collettiva e al concetto di «Smart Defense» (Difesa intelligente) che adopera anche il Segretario generale dell’Alleanza Anders Fogh Rasmussen per anticipare «i contenuti del prossimo summit a Chicago».

Ciò non toglie che i pesanti tagli al bilancio investiranno lo schieramento Usa in Europa a cominciare, secondo indiscrezioni raccolte dal «New York Times», dal rinvio dell’acquisto degli F-35, gli avveniristici aerei «Joint Strike Fighter» divenuti il programma militare più costoso della storia, nel quale sono coinvolte anche Gran Bretagna e Italia.
La redazione della revisione strategica ha visto Obama protagonista di un braccio di ferro proprio con Panetta, che in luglio si oppose con forza a tagli per 500 miliardi di dollari, ammonendo che avrebbero portato a un aumento della disoccupazione dell’uno per cento, ma poi ha cambiato posizione accettandone per 450 miliardi.

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