lunedì 6 febbraio 2012

La guerra di aprile: le cinque dita della mano di Israele sul grilletto-bomba


Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu (Lapresse)
TEHERAN, IRAN – “Israele ha bombardato l’Iran, colpite le centrali nucleari di Teheran, Natanz, Ramsar, Bonab e le miniere di uranio di Yazd e Saghand”: in un giorno di aprile potremmo leggere, sentire e vedere una notizia così. E il giorno dopo: “L’Iran ha attaccato le basi americane nel Golfo persico; razzi su Israele dal Libano e dalla Striscia di Gaza; bloccate le petroliere nello Stretto di Hormuz; sabotaggi nel Canale di Suez”. Di lì a poco, gli Usa potrebbero dichiarare guerra all’Iran e mezzo Medio Oriente potrebbe reagire dichiarando guerra a Usa e Israele. Uno scenario di guerra che potrebbe avverarsi per cinque ragioni, buone o cattive che siano, come spiega Franco Venturini sul Corriere della Sera.
1) L’Iran è arrivato a buon punto con il suo programma nucleare, secondo i servizi segreti occidentali, mentre non è affatto a buon punto la collaborazione con l’Agenzia Atomica. Insomma, in poco più di un anno Teheran potrebbe produrre la bomba atomica, e Israele teme che riesca a spostare il materiale per produrla in bunker antiaerei prima dell’autunno.
2) Le sanzioni di Europa e Usa non saranno efficaci. Perché quelle europee sono parziali e scattano a luglio, mentre il vuoto lasciato dagli americani lo colmerà la Cina, alla quale fa gola il petrolio iraniano. Perché, inoltre, il potere iraniano è diviso in due fazioni (Ahmadinejad vs Khamenei) e chi tratta è perduto, ovvero entrambe ci tengono a mostrarsi dure e pure con gli occidentali. E in ogni caso ai negoziati il primo a non crederci è Israele.
3) Il blocco dello Stretto di Hormuz, minacciato spesso dall’Iran, è di per sé un casus belli, una scintilla che può dare inizio alla guerra.
4) Gli Usa sono contrari a un’azione unilaterale da parte di Israele, ma Obama sarà in campagna elettorale fino a novembre e in caso di attacco israeliano il riflesso automatico di un presidente americano che non vuole dimostrarsi “molle” davanti agli elettori sarebbe quello di scendere in guerra al fianco dell’alleato Netanyahu.
5) I fautori della trattativa sperano che l’Iran adotti il “modello giapponese”: la capacità nucleare ce l’ho, ma le bombe non le produco e tu Agenzia atomica avrai libertà di verificare che non lo faccio. Però uno dei pilastri della sicurezza di Israele è, secondo Tel Aviv, il monopolio nucleare nel Medio Oriente. Messa così la questione, le promesse “giapponesi” non sarebbero sufficienti.
D’altro canto le ragioni di chi vuole evitare a tutti i costi questo conflitto sono molte: l’Iran diventerebbe più compatto e incattivito contro gli occidentali, il programma nucleare verrebbe solo rinviato, l’intera regione dalla Libia al Pakistan diventerebbe instabile, attentati terroristici porterebbero le scorie tossiche della guerra nelle capitali europee e americane. Per non parlare delle conseguenze di una nuova crisi petrolifera sull’Occidente già sfibrato dalle crisi finanziarie ed economiche.

Nessun commento:

Posta un commento