lunedì 6 febbraio 2012

Cina e Unione Europea ai ferri corti per la tassa sulle emissioni aeree


Pechino ha di fatto proibito alle compagnie cinesi di pagare l'imposta sugli atterraggi negli aeroporti del Vecchio continente. E da Bruxelles non giungono segnali distensivi: "Non facciamo marcia indietro, la legge sarà applicata a tutti i vettori"

MILANO - La Commissione europea non ha alcuna intenzione di fare "marcia indietro" sulla nuova tassa sulle emissioni aeree: lo ha detto oggi un portavoce di Bruxelles commentando alcune notizie di stampa secondo cui la Cina avrebbe vietato alle compagnie aeree del Paese di pagare la tassa. "Non facciamo marcia indietro rispetto alla nostra legislazione, la legislazione verrà applicata alle compagnie che operano in Europa", ha detto il portavoce. L'esecutivo Ue, ha comunque sottolineato, "non ha ancora visto alcuna informazione dettagliata (su questo tema) da parte delle autorità cinesi".

Lo scorso dicembre la Cina si era dichiarata "ostile" alla "decisione unilaterale" dell'Unione Europea di imporre alle compagnie aeree che volano sul proprio territorio di acquistare una quota delle loro emissioni dei gas inquinanti CO2. Il portavoce del ministero degli Esteri, Liu Weimin, aveva affermato che la Cina "si augura che l' Ue agisca con prudenza e prenda una posizione pragmatica in consultazione con la Cina e gli altri partner".

Una posizione ribadita poche ore fa quando Pechino ha di fatto vietato alle compagnie aeree cinesi di pagare la nuova tassa sulle emissioni chiesta dall'Unione Europea. A scriverlo è stata l'agenzia Nuova Cina, citando l'amministrazione dell'aviazione civile. Secondo il comunicato, alle compagnie aeree cinesi "non è permesso pagare la tassa e neanche alzare i prezzi o aggiungere altre tasse in assenza di un permesso governativo". La norma viene avversata dalla Cina, che la considera una "pratica scorretta", ma anche da Stati Uniti, India e Canada.

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