giovedì 27 marzo 2014

Lo «scudo» per la nuova guerra fredda

Lo «scudo» per la nuova guerra fredda
Visita  lampo del vicepresidente Usa Joe Biden in Polonia ed Estonia, per  assicurare che, di fronte alla «sfrontata incursione militare russa» in  Ucraina – paese deciso a costruire «un governo al servizio del popolo»  (garantito dai neonazisti  andati al potere con il golpe della nuova Gladio)– gli Stati uniti ribadiscono il loro incrollabile impegno ad attenersi  all'art. 5 del Trattato nord-atlantico per la «difesa collettiva».
  Poiché l'Ucraina è oggi di fatto ma non ufficialmente membro della Nato,  c'è sempre il «non-articolo 5», che impegna i paesi membri a «condurre  operazioni di risposta alle crisi non pre-viste dall'art. 5». Varato con  il contributo del governo D'Alema durante la guerra Nato contro la  Iugoslavia nel 1999, e applicato anche alle guerre in Afghanistan, Libia  e Siria.Perché  «la Nato emerga da questa crisi più forte e unita che mai», gli Stati  uniti ribadiscono il loro impegno per la «difesa missilistica»  dell'Europa. Collegando la «difesa missilistica» alla crisi ucraina, Joe  Biden scopre però le carte. A Washington avevano sempre insistito che  lo «scudo» Usa in Europa non è diretto contro la Russia, ma contro la  minaccia dei missili iraniani. A Mosca lo hanno sempre considerato,  invece, un tentativo di acquisire un decisivo vantaggio strategico sulla  Russia: gli Usa potrebbero tenerla sotto la minaccia di un first strike  nucleare, fidando sulla capacità dello «scudo» di neutralizzare gli  effetti della rappresaglia .Il nuovo piano varato dal presidente Obama prevede, rispetto al  precedente, un numero maggiore di missili dislocati a ridosso del  territorio russo. Poiché sono gli Usa a controllarli, nessuno può sapere  se sono intercettori o missili nucleari.
Rifiutata  la proposta di cogestire insieme alla Russia il radar di Qabala  nell'Azerbaigian, gli Stati uniti hanno iniziato la costruzione in  Polonia del sito in cui saranno installati 24 missili SM-3 del sistema  Aegis. Per di più il governo polacco si è impegnato a spendere oltre 30  miliardi di euro per realizzare (con tecnologie statunitensi) un proprio  «scudo» da integrare in quello Usa/Nato. Per questo Joe Biden loda la  Polonia per essersi assunta «una parte dell'onere finanziario, cosa che  tutti gli alleati Nato dovrebbero fare» (l'Italia è avvisata). Un altro  sito per 24 missili SM-3, in costruzione nella base aerea Deveselu in  Romania, diverrà operativo nel 2015 e sarà gestito da 500 militari Usa.  Tali installazioni missilistiche sono integrate da un radar superpotente  installato in Turchia e da radar mobili che possono essere rapidamente  dislocati in «posizione avanzata».
Lo  «scudo» comprende anche lo schieramento nel Mediterraneo di navi da  guerra dotate di radar Aegis e missili SM-3. La prima, il  cacciatorpediniere lanciamissili USS Donald Cook, è giunta agli inizi di  febbraio nella base navale di Rota in Spagna, dove stanno per essere  trasferiti 1200 marinai e 1600 familiari. Sarà seguita da altre tre  unità (USS Ross, USS Porter e USS Carney). È probabile che il loro  numero sarà aumentato, dato che la US Navy ha già circa 30 navi di  questo tipo. Esse pattuglieranno in continuazione il Mediterraneo,  pronte in ogni momento a entrare in azione, conducendo allo stesso tempo  – informa la Nato – «tutta la gamma di operazioni di sicurezza  marittima e di esercitazioni bilaterali e multilaterali con le marine  alleate».
Quella  spagnola dispone già di quattro fregate dotate del sistema integrato di  combattimento Aegis, che le rende interoperative con le navi Usa. Lo  stesso dovrà essere fatto con le fregate Fremm della marina militare  italiana. Un ruolo di crescente importanza nello «scudo» sarà svolto dai  comandi e dalle basi Usa/Nato in Italia: a Napoli ci sono i quartieri  generali delle forze navali statunitensi e alleate, in Sicilia la base  aeronavale di Sigonella (che assisterà le unità Aegis nel Mediterraneo) e  il Muos di Niscemi   per le comunicazioni satellitari ad alta frequenza. Tutte le unità  navali Aegis nel Mediterrano, informa sempre la Nato, saranno «sotto  comando e controllo Usa». Ciò significa che la decisione di lanciare i  missili intercettori, o presunti tali, sarà di esclusiva pertinenza del  Pentagono.
Gli  Usa, mentre preparano lo «scudo», affilano la spada. Per la crisi  ucraina, hanno schierato altri 12 cacciabombardieri F-16 in Polonia e 10  F-15 in Estonia, Lettonia e Lituania. Potranno tra non molto  trasportare le nuove bombe nucleari B61-12 stoccate in Europa (Italia  compresa), utilizzabili come bombe anti-bunker. Mosca sta prendendo  delle contromisure, ma Washington incassa un primo risultato: la  maggiore tensione in Europa permette agli Usa di accrescere la loro  influenza nei confronti degli alleati europei.
In forza dell'articolo 5 oppure del non-articolo 5.
http://italian.irib.ir/analisi/commenti/item/156783

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