giovedì 10 gennaio 2008

Cassazione, vietato coltivare cannabis Anche se si tratta di una sola piantina

ROMA - Cambio di rotta della Cassazione sulla cannabis. Secondi i giudici la coltivazione domestica di piccole quantità di piante di canapa indiana non è lecita. Per i supremi giudici della IV sezione penale è da perseguire penalmente la coltivazione, sul balcone di casa, anche di una sola piantina di marijuana, indipendentemente dalle sue caratteristiche droganti. Una sentenza che ribalta quella di pochi mesi fa, quando la Suprema Corte aveva consentito la coltivazione domestica di piante di canapa destinate alla vendita per uso ornamentale. Con il verdetto depositato oggi gli 'ermellini' rilevano che è penalmente rilevante la coltivazione a prescindere dalla quantità: "La coltivazione di canapa indiana va sanzionata indipendentemente dall'ampiezza del numero di piante contenenti sostanze tossiche", si legge nella sentenza. La pronuncia della Cassazione nasce dalla condanna inflitta dalla corte d'Appello di Messina a una donna che aveva coltivato nel balcone della sua casa otto piantine di cannabis indica. La donna, allora, aveva presentato ricorso in Cassazione. Ma i giudici supremi le hanno dato torto. Una decisione basata sulle norme sulla droga riviste dopo il referendum e in base alla legge 'Fini-Giovanardi'. Ad avviso di Piazza Cavour, il referendum ha reso penalmente lecita solo la detenzione, l'importazione e l'acquisto di sostanze stupefacenti ad uso personale. Non la coltivazione, quindi, che resta "assolutamente vietata". Anche se si tratta di una sola piantina sul balcone di casa. La sentenza di oggi, però, smentisce quella del 10 maggio dello scorso anno. Allora la VI Sezione Penale della Suprema Corte aveva annullato la decisione della corte d'Appello di Roma che aveva condannato un giovane per aver coltivato nel proprio fondo cinque piante di marijuana. La Cassazione aveva assolto il ragazzo perché il fatto non sussisteva, individuando una netta differenza tra la coltivazione in senso tecnico e la detenzione per uso personale. Sostenendo che la cosiddetta coltivazione "domestica" era equiparata alla detenzione per uso personale, ragione per cui la condanna del giovane romano era stata annullata senza rinvio. http://www.repubblica.it/2007/11/sezioni/cronaca/cassazione/no-coltiva/no-coltiva.html

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