giovedì 17 gennaio 2008

Riformare la Gasparri non solo per adempiere alle regole Ue, ma anche per applicare la nostra Costituzione

L’Unione Europea ha ancora una volta richiamato l’Italia al dovere di modificare la legge Gasparri per assicurare corrette condizioni di concorrenza nel mercato televisivo. L’esigenza ravvisata dall’Unione Europea si aggiunge a quella di rispettare la nostra Costituzione, che negli ultimi 20 anni è stata ripetutamente violata dalle leggi di favore approvate dal nostro Parlamento per tutelare l’impero di Silvio Berlusconi. Nel settore dell’informazione la libertà di competizione tra le imprese coincide con la libertà di manifestazione del pensiero, come la nostra Corte Costituzionale ha invano più volte affermato, sollecitando l’eliminazione del duopolio televisivo.Il succedersi dei richiami al rispetto delle regole europee e dell’art. 21 della nostra Costituzione sta a dimostrare un notevole grado di insensibilità della classe politica italiana per questi temi di importanza fondamentale.C’era da aspettarsi che con l’avvento di un Governo di centro-sinistra le cose cambiassero. Le modifiche della legge Gasparri avrebbero dovuto trovare in Parlamento una corsia privilegiata. Siamo invece ancora alle battute iniziali, in un clima di incertezza e di scarsa chiarezza. Di fatto, una norma fondamentale della nostra Costituzione, l’articolo 21, ha subito, nel settore televisivo, un processo di silenziosa sterilizzazione.Bisogna uscirne, perché la riforma della legge Gasparri, se si ha a cuore la democrazia, non è uno dei tanti adempimenti scritti nell’agenda, ma una fondamentale priorità. http://www.articolo21.info/notizia.php?id=5998

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