sabato 16 febbraio 2008

La gente muore, l'economia va in crisi, la politica tace

È desolata e sporca la zona di Napoli, ed è acre l'aria che si respira. Precipita vertiginosamente la situazione. Ma i prodotti tipici campani (17 Dop; 10 Igp; 20 Doc e 3 Docg) che acquistiamo anche a caro prezzo sono buoni davvero? Soprattutto sono sani? Prendiamo la mozzarella. Può essere sana la mozzarella di Aversa o di Cancello Arnone? L'area dei litorali domizio-flegreo e agro-aversano comprendenti 80 comuni, è stata sin dal 2001 oggetto di tentate bonifiche miliardarie ad opera della società "Jacorossi imprese SpA", una controllata di Fintermica, risultata idonea attraverso una convenzione concessa per 60 mesi (in forma privata) tra Ministero del Lavoro e Commissariamento alle Bonifiche Ambientali. Risultato? 120 milioni di euro versati a Jacorossi con la clausola che assumesse a tempo indeterminato 373 lavoratori Lsu prontamente licenziati in questi giorni (www.rifondazionesenato.it), e restano tutt'ora da smaltire 350.000 tonnellate di rifiuti tossici e speciali. Jacorossi (Napoli) e Fintermica (Roma) sono società che si occupano di bonifiche ambientali. Non può mai essere buona la mozzarella proveniente da bestiame che mangia su suoli altamente inquinati e con presenza di diossina, come rivela un rapporto del 23 maggio 2007, preparato da Leopoldo Iannuzzi, dirigente di ricerca del Cnr, che sin dall'esplosione del problema nel 2002 ha iniziato a occuparsi del fenomeno su richiesta dell'Asl Napoli 4. Il 71% dei campioni di latte controllati in alcuni allevamenti nell'acerrano, risultano positivi alle diossine e i valori medi di circa il 90% dei campioni, sono tredici volte superiori alla media nazionale e consentita dalla legge (www.cnr.it). È in atto un disastro ambientale e le vittime designate sono le popolazioni di Acerra, Giugliano, Qualiano e Villaricca, nel napoletano, senza contare le zone di Caserta e Aversa. A Giugliano vi sono le colture di mela annurca, le uniche capaci di combattere la grande esportazione di mele trentine. Nell'ultimo mese si è avuto un crollo di vendite pari al 50% con ordini cancellati e carichi mai arrivati, anche a causa dei ripetuti blocchi stradali. Secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori) si è avuto un crollo delle vendite del 30% per il latte e suoi derivati e del 35% per i prodotti ortofrutticoli. Gli allevatori di Acerra, sito dove dovrebbe funzionare il più grande termovalorizzatore o inceneritore d'Europa, lamentano da diverso tempo la morte di 2500 capi di bestiame per diossina e la nascita di bovini malformi. Le Asl procedono al sequestro degli allevamenti e i clan, di notte rubano gli animali, per sottrarli all'autorità giudiziaria (360 pecore rubate a Casal di Principe. Rapporto zoo mafia 2003), costringendo il proprietario a denunciare contro ignoti. Come mostra il valido documentario "Biutiful Cauntri" di Esmeralda Calabria, Andrea D'Ambrosio e Peppe Ruggiero presentato all'ultimo Torino Film Festival (il promo è scaricabile su Youtube), i contadini che coltivano vicino alle discariche sanno che la loro terra è avvelenata, tanto che innaffiano le piante con l'acqua minerale. È vero che le telefonate intercettate, presenti nel documentario, hanno tutte interlocutori con accento del nord ma è anche vero che alcuni (non tutti) di questi contadini, sono sia vittima che carnefici su se stessi e sulla loro terra. Quando dieci anni fa la camorra regalava ai contadini 10000 euro per sotterrare degli strani sacchetti nella loro terra, perché hanno accettato? O sono stati costretti, o i soldi fanno sempre comodo. Comunque di mozzarella di bufala campana oggi si muore. Studi recenti effettuati dall'Ispaam-Cnr e finanziati dal comune di Acerra su questi animali, hanno dimostrato che tali sostanze lasciano traccia sia nella carne che nel latte creando scompensi a livello cromosomico (www.cnr.it). Di conseguenza, vuoi per l'aria, vuoi per l'acqua (le falde acquifere sono contaminate) vuoi per la carne e il latte, se si vive in un comune del casertano o del napoletano si ha tra il 5 e il 15% di possibilità in più rispetto a chi vive altrove di ammalarsi di cancro (Il Mattino 12/01/2008). Ancora, l'epidemiologo dell'istituto per la cura dei tumori "Pascale", di Napoli Professor Maurizio Montella ci fornisce una sorta di libro nero dei comuni ad alto rischio di tumori e precisamente nel casertano: Aversa, Capodrise, Casagiove, Casal di Principe, Caserta, Castel Volturno, Marcianise, San Cipriano d'Aversa, Santa Maria Capua Vetere, San Nicola la Strada e Villa Literno. Nel napoletano: Afragola, Acerra, Arzano, Caivano, Casoria, Frattamaggiore, Giugliano in Campania, Qualiano, Villaricca, Marano di Napoli, Marigliano, Melito, Mugnano, Pomigliano d'Arco, Sant'Antimo e Volla (fonte cit.). In conclusione il problema non sono tanto i roghi di rifiuti solidi urbani, ma l'avvelenamento di terre adibite a discariche illegali dove per decenni sono stati riversati quantità industriali di rifiuti tossici, radioattivi, speciali e chi più ne ha più ne metta. Credo che la crisi economica nel campo alimentare in Campania si concluderà con l'erogazione di soldi pubblici per stati di calamità. Soldi che andranno ad una qualche società inventata per l'occasione che nessuno andrà a controllarne lo stato patrimoniale o la reputazione e che non andranno certo a sanare l'emergenza che dura ormai da tredici anni. In Campania si gioca a scaricare le responsabilità a vicenda, come si dimostra che tutt'ora non sono presenti dati ufficiali riguardo ai livelli di diossina nel sangue di chi abita in zone ad alto rischio. Le Asl si rivolgono all'Arpac e quest'ultima rivendica che tale competenza è delle Asl. Nel bel mezzo di tutta questa incompetenza ci sono gli allevatori che muoiono di tumore e gli agricoltori orfani di serie politiche di sostegno. L'Intera economia campana è messa a dura prova tanto che a farne le spese, sono gli albergatori che chiedono, attraverso la Fiavet (Federazione degli agenti di viaggio) al Governo 15 milioni di euro di risarcimento e riduzioni sull'Irap

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