TORINO - È arrivata a pesare solo 28 chili, a spendere una fortuna nei supermercati per riempire frigoriferi e dispense di cibo lasciato andare a male, a tiranneggiare i familiari stremati. Adesso, a 33 anni, non può firmare un assegno, acquistare una casa, sottrarsi alle cure che per metà della sua vita ha ostinatamente contrastato. Una giovane donna torinese - dall'adolescenza malata di anoressia nervosa, patologia psichiatrica diagnosticata da un perito durante la causa chiusa ieri - è stata interdetta dai giudici civili della settima sezione del tribunale torinese su richiesta della famiglia, affiancata in una battaglia legale durata tre anni dagli avvocati Patrizia D'Antona e Marco Porcari. È stata ritenuta incapace di provvedere ai propri interessi, a stessa, come le persone con altre malattie mentali gravi. La sorella maggiore, nominata tutore definitivo, deciderà tutto o quasi al posto suo, concordando i percorsi terapeutici con specialisti pubblici e sanitari privati.
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