martedì 23 settembre 2008

Raiott Air - di Marco Travaglio - 23 settembre 2008

Ancora non sappiamo come andrà a finire la telenovela Alitalia, ma già sappiamo che c’è un nuovo aspirante socio della Cai (abbreviazione di Cainano): Gianni Riotta, direttore del Tg1. Il quale ha preso molto a cuore le sorti dei 18 patrioti che, su richiesta di Al Tappone e al seguito di Colaninno, han deciso di sacrificarsi per salvare la compagnia di bandiera pagandola 300 milioni, tanto quanto l’avrebbe pagata 4 mesi fa AirFrance. Con la piccola differenza che AirFrance rilevava anche i debiti (da 1 a 3 miliardi) e i dipendenti (salvo 2.100 esuberi), mentre i capitani coraggiosi i debiti li accollano a noi, con l’aggiunta di quelli di Airone (un altro miliardo) e di 7-8 mila esuberi. Ma dicevamo di Johnny Raiotta e della sua improvvisa vocazione di assistente di volo. Giovedì scorso il suo Tg1 se l’era presa con le due-tre hostess Alitalia colpevoli di aver esultato alla notizia (meravigliosa, infatti ora il commissario Fantozzi ripristina il libero mercato e apre un’asta pubblica) della ritirata dei furbetti. Tipe «bizzarre», disse il cosiddetto tg del presunto servizio pubblico, «ballano sul Titanic che affonda». Non contento dell’imbarazzante marchetta al governo, domenica sera il partigiano Johnny ha concesso il bis mandando avanti il copilota David Sassoli affiancato da due gentili signore: il comandante di Alitalia Antonella Celletti e il primo ufficiale Valentina Leone. Siccome il personale di volo è spaccato tra una stragrande maggioranza contraria all’offerta Cai e un’esigua minoranza favorevole, c’era da attendersi che la Celletti rappresentasse la prima posizione e la Leone la seconda. È o non è il mitico «contraddittorio» la regola aurea della Rai? Macché. Entrambe le signore contestavano il No dei loro sindacati autonomi (maggioritari) e li invitavano accoratamente a firmare l’accordo caro al governo. Due su due, en plein. Sassoli: «Comandante Celletti, in una lettera al Sole 24 ore lei ha scritto che è sbagliato rifiutare il piano della Cai e ha invitato i suoi colleghi a uscire allo scoperto. Cosa vuol dire?». Celletti: «Io sono rimasta indignata di quanto è accaduto, prima di tutto perché è stato un rifiuto molto affrettato, senza avere consultato la base, senza avere un largo consenso, e mi sono arrabbiata nel vedere che poche persone possono mandare all’aria il destino di molte famiglie e di altri dipendenti che non la pensano in questo modo». Sassoli: «Valentina Leone, anche lei teme ora il fallimento?». Leone: «Beh, siamo molto molto preoccupati, perché in questo momento non siamo in presenza di nessuna alternativa, e rinunciando al piano Cai abbiamo rinunciato agli ammortizzatori per più di mille piloti che difficilmente troveranno lavoro sul mercato». Sassoli: «Comandante, lei scrive di essere stata male quando ha visto un gruppo di dipendenti Alitalia gioire alla caduta della proposta della Cai. Per quale motivo?». Celletti: «Sì sono rimasta molto delusa, perché io ero in trepidazione quel giorno, e speravo vivamente che venisse fuori una bella notizia. A questa notizia negativa sono rimasta veramente male, non avevo ancora visto l’esultazione (sic, ndr) purtroppo dei miei colleghi. E non era assolutamente il caso di esultare, li ho guardati e ho detto “perdona loro che non sanno quello che fanno”. Purtroppo forse lì per lì non si rendevano conto». Sassoli: «Comandante, la ringrazio per essere stata con noi, grazie anche a Valentina Leone». Ma che bel quadretto, che bel presepe. Al Tappone avrà avuto a sua volta un’esultazione (tanto più che ieri sera al Tg1 c’era Stefa- no Folli che invocava l’inciucio Pd-Pdl). E poi, si spera, non avrà mancato di congratularsi con Johnny per la solerzia filogover- nativa. Peccato che il Tg1 non avesse mostrato altrettanto trasporto quando il governo Prodi trovò (previa offerta pubblica) l’Air France come compratore: anche allora il sindacato piloti, alleato col Cainano e con la Cisl di Bonanni, fece saltare la trattativa. Si poteva invitare anche allora in studio lady Celletti & compagna per mettere in riga i sindacati. Ma Johnny Raiotta, all’epoca, era distratto. O aveva fiutato come sarebbero andate le elezioni. Ora merita la giusta ricompensa: una tessera della Cai, ad honorem. Se poi la Cai dovesse sciogliersi, una lambretta Piaggio potrebbe farlo felice.
Ora d'Aria
http://www.antimafiaduemila.com/content/view/9156/78/

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