mercoledì 22 ottobre 2008

L'80% degli italiani favorevole a uso oppiacei e cure palliative

Roma, 22 ott. (Apcom) - Per otto italiani su dieci le cure palliative sono un diritto e l'uso dei farmaci oppiacei contro il dolore grave deve essere 'sdoganato'. Ma se per l'80% degli italiani le cure palliative sono utili, necessarie e di competenza principalmente del Sistema Sanitario Nazionale, questo diritto acquisito viene però riconosciuto fruibile di fatto solo dal 57% delle persone. E' l'Italia è, in questo campo, in ritardo rispetto agli altri paesi europei. E' quanto emerge da uno studio della Ipsos commissionato dalla Sicp, la società italiana di cure palliative, che si riunirà in congresso a Taormina dal 3 al 6 novembre. In Italia sono oltre 250mila i malati terminali che ogni anno necessitano di cure palliative, secondo gli ultimi dati disponibili forniti dal ministero della Salute nel 2002: 160mila sono pazienti oncologici e 90mila con altre patologie. Meno dell'1% dei malati non oncologici in fase avanzata ed evolutiva di malattia è oggi inserito in un programma di cure palliative e solo il 40% dei malati neoplastici può oggi essere assistito in modo continuativo da équipe dedicate ed esperte. Dall'indagine emerge un miglioramento nella conoscenza che gli italiani hanno delle cure palliative: il 45% sa che cosa sono in linea di massima (a fronte del 38,2% del 2000) e il 22% le definisce correttamente. L'errore più frequente è quello di confondere le cure palliative con quelle omeopatiche (21%). È cresciuto anche il livello di informazione sulle strutture che forniscono cure palliative, passando dall'11% al 20%. Più informate risultano essere le persone occupate, tra i 35 e i 55 anni, residenti al Nord. A fronte di un livello di informazione ancora contenuto, la maggior parte della popolazione, in caso di necessità, preferirebbe l'assistenza domiciliare (70%) all'hospice (21%). Per quanto riguarda l'uso degli oppiacei per il controllo del dolore grave oltre l'80% della popolazione lo approva. Questa necessità è espressa con più forza dai soggetti che dimostrano di possedere un elevato livello di informazione (89%) e in particolare da coloro che hanno avuto familiarità con il problema (88%). Risulta molto chiaro che, ancora oggi, il punto di riferimento principale per le persone e i familiari di fronte al problema della malattia inguaribile rimane il medico di famiglia. Rispetto alla rilevazione precedente gli intervistati hanno però citato nuove fonti di informazione: gli hospice e gli istituti di ricerca (2%), i medici palliativisti (2%) e internet (1,4%).
http://www.apcom.net/newscronaca/20081022_045300_2da677c_49025.shtml

Nessun commento:

Posta un commento