domenica 15 marzo 2009

I rapporti con Israele condizionano la scelta dei vertici dell'intelligence Usa

Quando Dennis Blair, il direttore dell'intelligence nazionale, ha annunciato che avrebbe voluto collocare Charles Freeman Jr. in una posizione eminente nell'intelligence, la sua decisione ha sorpreso chi alla Casa Bianca temeva che questa scelta avrebbe potuto essere controversa ed un'inutile perdita di tempo, a parere dei funzionari del governo.Quanto la scelta sarebbe stata controversa, è diventato chiaro martedì, quando Freeman, un ex ambasciatore in Arabia Saudita durante la presidenza di George H.W. Bush, ha ritirato il proprio nome dalla possibile candidatura accusando di essere vittima di una campagna concertata da quella che ha definito, "la lobby di Israele".Freeman è da tempo apertamente critico nei confronti di Israele, con una energia che raramente i funzionari americani esprimono apertamente nei confronti di un convinto alleato degli Stati Uniti. Nel 2006 ha avvertito che "se lasciato ai proprio orientamenti, la classe dirigente israeliana prenderà decisioni che danneggiano Israele, minacciano tutti i suoi alleati e creano ostilità in coloro che non lo sono".Freeman non ha attenuato i suoi toni nemmeno mercoledì affermando in una intervista che "Israele si sta dirigendo verso il precipizio ed è da irresponsabili non mettere in discussione la politica israeliana e valutare in base agli interessi del popolo americano".
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