Al momento giusto nell’indagine sbagliata. Qualcuno ha definito più o meno così, ieri, la posizione di Gioacchino Genchi, il consulente delle procure (ormai) più famoso d’Italia. Le cui consulenze, anche se nessuno ama ricordarlo, sono risultate più di una volta utili anche alle difese.
DOSSIER ALL'INTERNO!
Proprio ieri il caso Genchi – propaggine del caso De Magistris - è tornato infatti alla ribalta delle cronache quando gli uomini del Reparto Tecnico del Ros di Roma, guidati dal colonnello Pasquale Angelosanto, hanno fatto irruzione nella sua luminosa abitazione-ufficio, che negli ultimi mesi, articolo dopo articolo, ha assunto sempre più, nell’immaginario collettivo, le connotazioni di una sorta di bunker antiatomico.Le motivazioni del decreto di perquisizione, poche pagine firmate dai procuratori aggiunti di Roma Achille Toro e Nello Rossi, non si discostano dalle accuse mosse da tempo da certa politica, dal Csm e più recentemente dal Copasir. E riguardano la presunta illecita acquisizione “di tabulati di comunicazioni di membri del Parlamento” e la presunta illecita acquisizione “di tabulati telefonici relativi ad utenze in uso ad appartenenti ai servizi di sicurezza”. Insomma, lo ricorda anche il legale del Dott. Genchi, Fabio Repici, tutte contestazioni infondate se si legge “il decreto di sequestro emesso qualche mese fa dalla Procura di Salerno a carico di magistrati catanzaresi”. Un documento nel quale, spiega Repici, non solo c’è “la prova della correttezza dell’operato del Dr. Genchi”, ma anche quella “degli esorbitanti errori commessi dal funzionario del Ros che ha operato prima su delega della Procura generale di Catanzaro e che oggi opera per conto della Procura di Roma”. Quel Pasquale Angelosanto, autore di informative che Repici, ancora, ritiene siano caratterizzate da “abnormi incongruenze” e “marchiani errori”.
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http://www.antimafiaduemila.com/content/view/13870/78/
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