Secondo uno studio dell'Universita' di Francoforte sul Meno, l'acqua minerale che si compra nelle bottiglie di plastica spesso contiene ormoni (1).
Lo scorso 12 febbraio due biologi hanno individuato, in 12 campioni su 20, delle sostanze chimiche simili agli ormoni umani, in particolare a quelli femminili, gli estrogeni, e che almeno una parte deriva dalle bottiglie di Pet (polietilene tereftalato). "Abbiamo confrontato l'acqua minerale nelle bottiglie di vetro con quella nelle bottiglie di plastica, ed e' risultato che il tasso di estrogeni era quasi doppio nell'acqua contenuta nel Pet", ha spiegato Martin Wagner. La causa potrebbe essere il rilascio degli additivi della plastica, come gli ammorbidenti delle bottiglie di pet. Ancora non e' stato possibile stabilire se la contaminazione rappresenti un rischio per la salute. "All'inizio del nostro lavoro non ci aspettavamo una contaminazione tanto massiccia di estrogeni in un prodotto alimentare soggetto a controlli severi" -ha precisato Wagner- "invece, abbiamo dovuto constatare che dal lato ormonale l'acqua minerale ha una qualita' paragonabile a quella di un impianto di depurazione".Non si sa ancora precisamente quali siano le sostanze responsabili del carico ormonale nell'acqua minerale, ma l'equipe di Francoforte sta procedendo alla loro identificazione. Se pensiamo che si tratta di un tipo di contenitore massicciamente diffuso per vari liquidi, e che ormoni oltre quanto gia' assimiliamo quotidianamente non sono il massimo per la nostra salute, la preoccupazione di non avere a che fare con un problema di una gravita' inaudita e' quantomeno giustificata. Per questo chiediamo al ministero di Maurizio Sacconi (Lavoro, Salute e Politiche Sociali) se e' informato di quanto ci giunge dall'Universita' di Francoforte, se simili indagini sono state fatte o sono in corso presso i laboratori del nostro Paese e se, nel caso, intende avviarle o fare tesoro di quelle tedesche. Una interrogazione in merito verra' presentata dalla senatrice Donatella Poretti.
(1) http://www.sueddeutsche.de/gesundheit/860/461486/text/
http://www.aduc.it/dyn/salute/comu.php?id=253285
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