giovedì 14 maggio 2009

Mafia e politica: binomio vincente

Dopo le sconfitte degli ultimi anni, la mafia siciliana adesso cambia tattica. Lo stato si è in pratica arreso nella lotta a Cosa Nostra. Chi visitava il palazzo di giustizia di Palermo negli anni ’80, si trovava di fronte ad un’edificio enorme, pulsante di attività come un alveare. Guardie del corpo, innumerevoli segretari e assistenti andavano avanti e indietro per i lunghi corridoi, aiutando il grande pool antimafia costruito intorno ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino – entrambi uccisi poi dalla mafia nel 1992. Oggi nei corridoi c’è un senso di desolazione kafkiana. Alcuni giudici continuano però testardamente il proprio lavoro. Uno di questi è il sostituto procuratore Antonio Ingroia, che oggi coordina tutte le indagini sulla mafia a Palermo. Sottolinea i problemi pratici legati alla possibilità di portare avanti il lavoro nonostante i continui tagli fatti dallo stato. Ingroia afferma che la lotta alla mafia rischia di finire in bancarotta totale. Mancano i soldi per pagare gli straordinari al personale, ma anche per pagare cose basilari come la carta per la fotocopiatrice o la benzina delle macchine dei giudici e delle guardie del corpo.
"Questo è il risultato di una decisione politica che deriva da una sottovalutazione di Cosa Nostra. Finché la mafia uccideva sulle strade, l’organizzazione era vista come una minaccia seria.
Da quando però la mafia ha scelto la strategia dell’armistizio, lo stato ha fatto lo stesso" dice Ingroia.
È sua convinzione che l’obiettivo dello stato non sia più di combattere e sconfigggere la mafia, ma solo di limitare il fenomeno.
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http://www.ilblobber.com/2009/05/mafia-e-politica-binomio-vincente.html

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