venerdì 24 luglio 2009

Dalla "svista" su Riina a don Vito i misteri del generale-negoziatore

Sull'ex capo dei Ros anche sospetti per la latitanza di ProvenzanoMori ammette di aver incontrato Ciancimino "dopo le stragi in Sicilia".
Ciancimino jr: no, lo vide tra Capaci e via D'Amelio. La villa dove era statocatturato "zio Totò" fu lasciata incustodita: altri mafiosi entrarono indisturbati e la "ripulirono".
ROMA - Tutto cominciò a puzzare di patti e di ricatti dentro a quella villa di Palermo, ultima residenza conosciuta di Salvatore Riina detto "Curto" o anche "zio Totò", capo dei capi di Cosa Nostra catturato dopo ventiquattro anni e sette mesi di indisturbata latitanza. Su tutto ciò che è avvenuto dopo ha sempre pesato quella "ipoteca": la mancata perquisizione del covo del mafioso di Corleone. La "trattativa" era iniziata da almeno sei o sette mesi e quel giorno - il 15 gennaio 1993 - presero il boss e lasciarono "a posto" tutto il resto. Le carte che Totò Riina aveva in custodia, la sua cassaforte, i suoi segreti. Probabilmente il più feroce dei corleonesi fu venduto da qualcuno. In cambio di una nuova "politica" di Cosa Nostra. In cambio di una pace con lo Stato italiano dopo Capaci, dopo Paolo Borsellino e prima delle bombe in Continente. Tutto cominciò a ingarbugliarsi in quel covo dei misteri, controllato sulla carta ma in realtà abbandonato poche ore dopo l'arresto dello "zio Totò". Tutto cominciò con una "operazione sbirresca" contrabbandata come "più grande successo antimafia" dopo le stragi siciliane del 1992. "Il fatto non costituisce reato", hanno scritto i giudici della III sezione del tribunale di Palermo assolvendo il colonnello Mario Mori - allora vice comandante dei reparti speciali dei carabinieri e poi nominato capo del servizio segreto civile nel terzo governo Berlusconi - e il famosissimo capitano Ultimo per l'accusa di avere favorito Cosa Nostra. Avevano intrappolato Totò Riina, avevano giurato di "tenere sotto controllo" la villa e invece se n'erano andati. Quattro o cinque ore dopo avevano smontato le telecamere intorno al covo di via Bernini, avevano assicurato al procuratore Caselli che erano ancora lì, ma per diciannove giorni la villa fu un porto di mare. Entrarono tre o quattro mafiosi che - sereni e tranquilli - lo ripulirono. Perché andarono così le cose? Continua ...
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-8/mori-svista/mori-svista.html

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