lunedì 3 agosto 2009

"Quella mano della P2 e i mandanti mai trovati"

"La gente che protesta chiede la verità su una vicenda che tanto dolore ha provocatoMi chiedo come mai la lunga e complessa inchiesta abbia avuto così poco seguito"di GIORGIO BATTISTINI
ROMA - "Ricordo perfettamente", dice Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica nel settennato precedente a quello di Giorgio Napolitano. "Ricordo quei giorni del '93. Ero da poco stato eletto presidente del Consiglio in un momento non facile. C'era un clima molto teso dopo le bombe di Firenze, Milano, Roma. Quando presi la parola sul palco per ricordare la bomba alla stazione di Bologna di oltre un decennio prima cominciò la contestazione".
Fischi, grida, che cos'altro?
"Ostilità varie, diffuse. Che però si placarono quasi subito. E partì un applauso non a me ma all'istituzione che rappresentavo: la presidenza del Consiglio".
Ieri però a Bologna il clima era ben diverso. Spazientito dal rito delle celebrazioni, dalla passerella delle autorità che sfilano davanti alla tv. Un'insofferenza che ricordava i cupi funerali all'indomani della strage, poche bare sul sagrato di san Petronio, Pertini che appoggia il braccio su quello del sindaco Zangheri, i fischi in piazza per Craxi e Cossiga. Stesso clima? "No, qualcosa è cambiato. La gente che protesta chiede la verità su una vicenda che tanto dolore ha provocato. Io capisco quel desiderio di conoscere la verità". Per quella strage tra gli altri è stato condannato in tribunale a Bologna un alto funzionario dello Stato imputato di depistaggio delle indagini. Lo Stato depistava lo Stato? Ma allora hanno ragione quelli che hanno parlato, per la lunga tragedia italiana che ha insanguinato parte del dopoguerra, di "guerra civile a bassa intensità"? "Non sono in grado di entrare nei particolari delle indagini. Quella cerimonia è capitata in un periodo davvero speciale. Ricordo l'entusiasmo del '93 per l'accordo sul costo del lavoro. Poi la lunga serie di attentati in nottata. Ero a Santa Severa, rientrai con urgenza a Roma, di notte. Accadevano strane cose. Io parlavo al telefono con un mio collaboratore a Roma e cadeva la linea. Poi trovarono a Palazzo Chigi il mio apparecchio manomesso, mancava una piastra. Al largo dalla mia casa di Santa Severa, a pochi chilometri da Roma incrociavano strane imbarcazioni. Mi fu detto che erano mafiosi allarmati dalla legge che istituiva per loro il carcere duro. Chissà, forse lo volevano morbido, il carcere". C'era uno strano clima in quei giorni, strane voci, timori diffusi... "E forse anche qualcosa di più. Alle otto di mattina del giorno dopo il ministro dell'Interno Nicola Mancino e io riferivamo in Parlamento. Poco dopo ci fu l'anniversario della strage di Bologna. Una celebrazione sotto la canicola. Quando cominciai a parlare la piazza iniziò a rumoreggiare. Poi ci fu l'applauso per gli scomparsi. Più tardi incontrai i familiari delle vittime".
Continua ...
http://www.repubblica.it/2009/08/sezioni/politica/bolgna-strage/bologna-ciampi/bologna-ciampi.html

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