lunedì 3 agosto 2009

Rebiya Kadeer, la regina degli uighuri - La nuova Dalai Lama che Pechino teme

LONDRA - Rebiya Kadeer, la donna che la Cina ha già trasformato nel suo nuovo "nemico pubblico numero", tutto sembra fuorché una pericolosa terrorista. Era una donna d'affari di successo, esibita da Pechino come una cittadina uighura capace di lavorare in armonia con le autorità cinesi. Ma se questa imprenditrice prima incarcerata e poi espulsa da Pechino continuerà a mobilitare gli uighuri contro la superpotenza cinese, il suo nome diventerà inevitabilmente sinonimo di quello che il Dalai Lama è per il Tibet o Aung San per la Birmania. Rebiya oggi ha 62 anni; ha iniziato aprendo delle lavanderie che nel tempo sono diventate un impero commerciale dal 30 milioni di dollari. Da più di 10 anni però lotta a tempo pieno per gli uighuri, la maggioranza turcofona dello Xinjiang. Lei lo chiama Est Turkistan, come fanno tutti gli attivisti per l'autonomia della regione. Inizialmente il suo impero commerciale sveniva sbandierato come una storia di successo: la capacità di una uighuri di far soldi sotto il controllo del governo di Pechino. Fino al 1997 Rebiya era ancora nella manica del regime, orgoglioso di presentare una milionaria di successo tra i trofei del sistema comunista. Faceva parte della Conferenza politica consultiva del Popolo, uno dei "club" in cui siedono i migliori per il regime cinese. Dopo un massacro di uighuri nel 1997 il suo cammino divenne più faticoso: iniziò a chiedere giustizia, a protestare. Finita in carcere nel 1999 per aver rivelato "segreti di stato" a una potenza straniera (stava per entrare in un hotel dove era una delegazione del Congresso Usa), la Kadeer trascorse 6 anni in carcere prima di essere liberata nel 2005, a poche ore dall'arrivo in Cina di Condoleezza Rice. Il regime voleva offrire un gesto al Segretario di Stato americano, e quella donna sembrava del tutto innocua. Da allora però Rebiya, che è madre di 11 figli e ha numerosi nipoti, è diventa un'implacabile attivista per i diritti del suo popolo.
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http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/esteri/cina-scontri/leader-uiguri/leader-uiguri.html

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