sabato 26 settembre 2009

Quell'amicizia tra il boss e Dell'Utri - "Da lui furono nascosti dei latitanti"

QUELLE AMICIZIE le ha sempre avute, in Sicilia e a Milano. Poi però ha incontrato lo "stalliere" ed è cambiato tutto. Con lui è cambiata la sua vita. Con Vittorio Mangano - nato a Palermo il 18 agosto 1940 e morto a Palermo il 23 luglio del 2000 - Marcello Dell'Utri è stato trascinato nell'arena siciliana, è stato processato, è stato condannato. Tutto per un "cavallo". Un cavallo che (per i poliziotti) non era un vero cavallo: era una partita di droga. Se un inizio c'è in questa storia, quell'inizio è in un pomeriggio piovoso del febbraio 1980. Vittorio Mangano, mafioso della "famiglia" di Porta Nuova, quello che negli anni a venire sarà conosciuto in tutta Italia come lo "stalliere" di Arcore, alloggia in una suite dell'Hotel Gran Duca di York di Milano. Verso il tramonto afferra il telefono e compone il numero 8054136 intestato a un tale Sergio Fava. Il telefono squilla, in linea però non c'è Sergio Fava ma Marcello Dell'Utri, allora segretario particolare di un Silvio Berlusconi noto soltanto a Milano come impresario edile. Lo "stalliere" gli propone un affare, gli dice "che ha anche un cavallo che fa per lui". Risponde Dell'Utri: "Per il cavallo ci vogliono i piccioli e io non ne ho". A quel punto tutti e due si mettono a ridere, Mangano lo incalza. Gli chiede: "Perché i piccioli, i soldi, non te li fai dare dal tuo amico Silvio?". Gli risponde ancora Dell'Utri: "Quello lì 'n'sura", quello lì non suda, non scuce niente.
Continua ...
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/cronaca/processo-dell-utri/mangano/mangano.html

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