ROMA-ADISTA. Se un pubblico ministero intercetta un prete o un religioso deve avvisare immediatamente l’autorità ecclesiastica. Così stabilisce una norma presente nel cosiddetto disegno di legge intercettazioni, in discussione al Parlamento in queste settimane, sfuggita all’attenzione di quasi tutti i grandi mezzi di informazione, che amplia un privilegio di cui gli ecclesiastici già godevano. In precedenza, infatti, il superiore diocesano o religioso doveva essere informato dal pubblico ministero solo nel caso in cui fosse stata avviata “l’azione penale”, mentre ora il pm deve segnalare preventivamente alle autorità ecclesiastiche anche le eventuali intercettazioni nei confronti di un prete.
Se si intercetta un prete diocesano o un religioso, quindi, il pubblico ministero deve subito informare il vescovo della diocesi di appartenenza; e se ad essere intercettato è un vescovo – “coadiutore, ausiliare, titolare o emerito, o un ordinario di luogo equiparato a un vescovo diocesano, abate di un’abbazia territoriale” – “il pubblico ministero invia l’informazione al cardinale Segretario di Stato”, ovvero al card. Tarcisio Bertone.
Bocciati tutti gli emendamenti dell’opposizione che puntavano a sopprimere questa norma. “Perché un privilegio del genere deve essere previsto solo per i cattolici?”, ha chiesto il senatore del Pd Vincenzo Vita. In questo modo “si crea una discriminazione importante sulla quale non siamo d’accordo”.
Possibili effetti della norma. A Como, nel 2004, viene messo sotto inchiesta per pedofilia, don Mauro Stefanoni, parroco di Laglio. Il pm, secondo la legge, avvisa l’allora vescovo, mons. Alessandro Maggiolini, che poi tramite due suoi stretti collaboratori – mons. Enrico Bedetti, oggi presidente dell'Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Como, e mons. Oscar Cantoni, attuale vescovo di Crema – a sua volta informa don Stefanoni di stare attento perché la Procura della Repubblica sta indagando su di lui. Il pm se ne accorge e incrimina per favoreggiamento Maggiolini che nel settembre 2008 viene chiamato in tribunale a rispondere delle accuse. A novembre dello stesso anno il vescovo muore e il suo procedimento viene archiviato. Per Bedetti e Cantoni viene chiesta l’archiviazione perché avrebbero solo obbedito alle istruzioni ricevute dal vescovo. Don Stefanoni invece viene condannato a 8 anni per abusi sessuali nei confronti di un minore disabile proprio grazie alle numerose intercettazioni telefoniche – effettuate prima di aver informato Maggiolini – che lo inchiodavano. Con la nuova legge, probabilmente, l’avrebbe fatta franca dal momento che il vescovo lo avrebbe messo in guardia prima ancora che le intercettazioni telefoniche fossero avviate.
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