sabato 5 giugno 2010

Proroga dei 75 giorni, pm in allarme "E' un marchingegno diabolico"

ROMA - E il procuratore Grasso rovina la strategia rivendicativa del Pd. Gela gli entusiasmi di chi vuole attribuirsi il merito dei cambiamenti. E soprattutto di chi, in aula, vorrebbe mutare tattica, lasciare da parte le barricate e lo scontro a tutti i costi in stile dipietresco. Per parlare di una legge che, partita malissimo, è progressivamente migliorata grazie alla battaglia dell'opposizione. Per attenersi a questa linea sarebbe andato bene il Piero Grasso della mattina, quello cui le agenzie di stampa fanno dire che "se cade il tetto dei 75 giorni allora la legge va bene". Invece il procuratore nazionale antimafia parla una lingua tutt'affatto diversa. E a metà pomeriggio raffredda ogni entusiasmo. Ufficialmente, in giuridichese, sostiene che il tempo delle intercettazioni andrà bene "se coiciderà con il termine delle indagini preliminari". Chiede che non ci sia alcun limite. Come oggi. E ribadisce che "tutti i problemi rimangono". Li elenca puntigliosamente: ambientali, tabulati, tribunali collegiali, soldi disponibili. Ma poi, con chi glielo chiede informalmente, boccia la soluzione dei 75 giorni via via prorogati di 48 ore in 48 ore.
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