Ispirati dalle ribellioni in Africa e Medio Oriente, nella capitale e altre città alcuni attivisti hanno lanciato i simbolici fiori come forma di protesta. Rapido l'intervento della polizia, sul territorio e con blocco di cellulari e web. Centinaia di arresti
PECHINO - Le rivolte in Nordafrica e Medio Oriente ispirano i giovani cinesi che provano a scendere in piazza contro il regime. E delle manifestazioni tunisine, i cinesi prendono in prestito i simboli, in questo caso il gelsomino. La tensione è arrivata fino a Wangfujing, la via dello shopping di Pechino a poca distanza da Piazza Tienanmen, con un assembramento e lancio di gelsomini. Un atto che segue un messaggio apparso sul web, che invitava alla protesta.
A Pechino i fiori di Tunisi. La dimostrazione è iniziata con una piccola folla composta inizialmente soprattutto da curiosi, giornalisti e forze dell'ordine in borghese. Ma tra la ressa era evidentemente presente un drappello di manifestanti organizzati, che hanno approfittato del momento migliore per lanciare alcuni mazzi di gelsomini bianchi dalla scalinata di un centro commerciale, sotto i flash e le telecamere dei media. Un comportamento che ha fatto scattare l'intervento di un massiccio spiegamento delle forze di polizia.
La reazione degli agenti è stata composta, immediata e decisa: i poliziotti già presenti sul posto sono stati raggiunti da diverse dozzine di colleghi, che hanno spinto la folla verso la strada tentando di disperderla, mentre altri agenti facevano sparire velocemente i fiori gettandoli nell'immondizia. La risposta delle forze dell'ordine è stata anche mediatica: per una decina di minuti le telecomunicazioni della zona sono state completamente oscurate, rendendo inutilizzabili i telefoni cellulari.
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