-Gea Ceccarelli- “Il est disparu comme le diable vers l’enfer.” E' sparito come il diavolo verso l'inferno.
Con queste parole, il 9 giugno del 1982, il finanziere Francesco Micheli commentò l'improvvisa partenza del presidente delBanco Ambrosiano, il quale, nel bel mezzo di una cena, si alzò e, mormorando di viaggi e nebbia, uscì di fretta, per non mettere mai più piede nella sua Milano.
Con queste parole, il 9 giugno del 1982, il finanziere Francesco Micheli commentò l'improvvisa partenza del presidente delBanco Ambrosiano, il quale, nel bel mezzo di una cena, si alzò e, mormorando di viaggi e nebbia, uscì di fretta, per non mettere mai più piede nella sua Milano.
L'ultima cena, la si potrebbe chiamare. Ma, quella sera, nella foresteria dell'istituto lombardo, non c'era nessun Cristo, né vi erano i dodici apostoli. Piuttosto, a quel tavolo, sedevano “il banchiere di Dio” Roberto Calvi, i suoi amici finanzieri Francesco Micheli e Florio Fiorini, il presidente di Paribas Pierre Moussa e il manager austriaco Karl Kahane. Il motivo dell'incontro era delicato e, per questo, Calvi non era in grado di nascondere il proprio nervosismo. Lasciò che fossero i due stranieri ad affrontare l'argomento. Risoluti: 200 milioni di dollari in cambio di tutto il sistema estero dell'Ambrosiano. Una discreta offerta, in condizioni normali. Ma quella di Calvi e della sua banca era tutto fuorché normale: per salvarsi, gli sarebbe servito almeno sei volte tanto quanto offrivano Moussa e Kahane.
Improvvisamente, il banchiere si alzò e se ne andò. Micheli lo inseguì fino in strada, ma, una volta fuori, di lui non vi era già più traccia. Se ne ebbe notizia solo 9 giorni più tardi, quando, a Londra, presso il Blackfriars Bridge, il suo corpo venne rinvenuto impiccato. Sospeso sul Tamigi, con in tasca mattoni e 15.000 dollari, Calvi era morto. “Era stato suicidato”, sentenziò al riguardo il Gran Maestro Licio Gelli. Addosso gli trovarono anche un passaporto falso e una lista di nomi: piduisti, politici e uomini d'affari. Tutti pezzi da novanta, che venivano trascinati nell'intricato giallo tutt'ora insoluto.
La storia di Roberto Calvi rappresenta infatti una delle tante pagine oscure d'Italia. Una di quelle in cui si incrociano poteri e misteri, protagonisti più o meno occulti, storie inconfessabili. E' un enigma che, nonostante gli oltre trent'anni trascorsi, non riesce a chiarirsi e torna ora a far discutere. Il motivo è presto detto: nei giorni scorsi, il pm Luca Tescaroli, che da anni conduce indagini al riguardo, ha chiesto l'archiviazione del fascicolo aperto nel 2008. Il magistrato sa che la verità è lì da qualche parte, ma il tempo, l'omertà, l'ostruzionismo, non permettono di risalire al bandolo della matassa. Pur ritenendo “molto probabile” un coinvolgimento di Gelli nell’omicidio del banchiere di Dio, a fronte anche dei “validi moventi” che emergerebbero, non si hanno prove certe.Troppi elementi, troppe strade, tutte intricate. Che dipartono proprio da quell'istituto, l'Ambrosiano, strettamente collegato alloIor, fondato nel 1896 e fallito a seguito del più grave dissesto finanziario italiano, avvenuto sotto la presidenza di Calvi. Lui, il “banchiere di Dio”, vi era entrato in servizio nel 1946. Era un uomo ambizioso, schivo, attratto da quanto di più occulto e influente potesse esistere; affascinato dalla Chiesa per lo stesso motivo: la riteneva una potenza segreta, in cui strisciare comodamente nell'ombra.
Continua ...
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