venerdì 4 gennaio 2008

Ministero dei Lavori Sporchi - Così parlò Mastella

di Marco Travaglio Mesi fa nell'Unione si dava per certo un rimpasto di governo per l'inizio del 2008. Il primo a partire dovrebbe essere il ministro dell'Interno Giuliano Amato. E il secondo, a furor di popolo, il cosiddetto ministro della Giustizia Mesi fa nell'Unione si dava per certo un rimpasto di governo per l'inizio del 2008. Un po' per ridurre i 103 fra ministri e sottosegretari. Un po' per rivedere certe competenze e soprattutto certe incompetenze. Con quel che è accaduto col 'decreto sicurezza', scritto coi piedi e bocciato dal Quirinale, il primo a partire dovrebbe essere il ministro dell'Interno Giuliano Amato. E il secondo, di diritto, anzi a furor di popolo, il cosiddetto ministro della Giustizia Clemente Mastella, che ne fa e ne dice di tutti i colori. Tralasciamo, per carità di patria, quel che fa, e concentriamoci su quel che dice. Dopo un mese di silenzio, il 9 dicembre a 'Crozza Italia' Mastella ha risposto all'inchiesta de 'L'espresso' sull'uso privato dei fondi del giornale Udeur, 'Il Campanile', finanziato dallo Stato: ad esempio, per l'acquisto di panettoni e torroncini natalizi. Anziché smentire sdegnato un'accusa tanto imbarazzante, il Guardasigilli s'è detto "dispiaciuto per le tante persone che non riceveranno più" quel bendidio. Pare brutto pagare i regali di Natale di tasca propria: o a spese del contribuente, o ciccia. Poi ha confessato che lui sapeva benissimo che il decreto sicurezza conteneva un errore nella parte sull'omofobia, "ma non l'ho detto a nessuno" per farlo saltare. Ora, visto quel che riesce a dire, si spera che Mastella abbia la favella scollegata dal pensiero. Al suo esordio in via Arenula, lo spensierato ministro andò a Regina Coeli scortato da Giulio Andreotti e annunciò, fra gli stupiti battimani degl'inquilini: "Sarò un Guardasigilli dalla parte più dei detenuti che dei magistrati". Dopodichè mantenne la promessa con l'indulto extra-large e con l'istruttoria-lampo per la grazia a Bruno Contrada. Due mesi fa chiese al Csm di trasferire il pm Luigi De Magistris che indagava su di lui. Poi dichiarò testualmente: "Non mi si può chiedere di fare il lavoro sporco e poi far finta di niente. Non sento le voci della maggioranza dire: ma Mastella che c'entra? Perché ce l'avete con lui?" ('la Repubblica', 20 ottobre). Senza spiegare chi gli abbia commissionato il lavoro sporco, quale lavoro sporco, e a che titolo un ministro della Giustizia faccia il lavoro sporco. A dicembre, quando Berlusconi è finito sotto inchiesta a Napoli, ha proposto un baratto fra la sua solidarietà al Cavaliere indagato e la solidarietà del Cavaliere a Mastella indagato: "Quando i pm toghe si occupano di lui sono toghe rosse, e quando si occupano di me sono rossonere?". E, nei giorni della strage alla Thyssen Krupp, ha proposto un decreto contro l'"emergenza civile" delle intercettazioni. Poi ha minacciato le dimissioni, cioè la fine del governo, se la Corte costituzionale non "trova qualche arzigogolo per bocciare il referendum elettorale" ('La Stampa', 15 dicembre). Possibile che nemmeno questa indecente pressione sulla Consulta sia ritenuta incompatibile con la sua permanenza alla Giustizia? Visto che lo statista di Ceppaloni aveva chiesto fin dall'inizio la Difesa, sarebbe il caso - pur tardivamente - di accontentarlo. Prima che riapra bocca. (04 gennaio 2008) http://oknotizie.alice.it/go.php?us=183112b060e0537d

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