domenica 24 febbraio 2008

Basaglia, i 30 anni di una legge 'tradita'

Sos dal mondo della psichiatria ai politici. Mariano Bassi, presidente della Sip: "La politica trascura le emergenze di una rivoluzione assistenziale rimasta incompiuta". Si discute sul ritorno dell'elettroshock. Raccolta di firme tra gli specialisti. Ma c'è anche chi si dichiara inorridito
BOLOGNA — L’UNIVERSO della psichiatria visto da vicino. Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della salute sono 450 milioni le persone nel mondo affette da problemi mentali, neurologici o comportamentali e 873mila coloro che si suicidano ogni anno. Dati presentati alla Giornata mondiale della salute mentale nel 2005 e che indicano un’emergenza socio-sanitaria. In Italia è ormai vicino l’appuntamento con i trent’anni della legge Basaglia, del maggio 1978, quando per circa 80mila ospiti si aprirono le porte dei manicomi e cominciò la stagione che diede maggiore spazio alle strutture territoriali. Dopo tanto tempo non c’è dibattito che non faccia riferimento a quello storico passaggio. Qual è il bilancio degli addetti ai lavori? La legge 180 è davvero incompiuta, come si sostiene da più parti? «No — risponde Mariano Bassi, presidente della Società italiana di psichiatria — perché bisogna ricordare che si tratta di una legge di indirizzo con due punti principali: uno sui ricoveri obbligatori, di pochi giorni, in piccoli reparti di diagnosi e cura all’interno degli ospedali generali, l’altro appunto contrario alla concentrazione di grandi numeri di malati. Pensiamo che nel 1978 c’erano 76 manicomi, in media da mille ospiti l’uno, quindi di dimensioni gigantesche. Riconosco la straordinaria intuizione di Franco Basaglia che, con il suo progetto azzardato, è riuscito a dare vita a una rete assistenziale senza ricorrere all’ospedale psichiatrico». EPPURE ancora oggi le famiglie dei malati dicono di sentirsi abbandonate, con pochi posti a disposizione nelle residenze e con una ridotta assistenza domiciliare. E’ di pochi giorni fa l’appello di Maria Luisa Zardini, presidente nazionale di Arap (Associazione per la riforma dell’assistenza psichiatrica), in cui chiede la modifica della 180, con un collegamento più forte tra famiglia e Dipartimenti di salute mentale. «Ci sentiamo soli», ha detto. «MA LA COLPA non è certo degli psichiatri — osserva Bassi — perché ci sono Regioni che hanno destinato più risorse al settore e altre meno. Certo, 17mila posti nelle residenze possono non essere sufficienti, però queste strutture sono finalizzate a consentire un’autonomia — e quindi a ospitare per periodi limitati — oppure luoghi di vita? La maggior parte di noi, e alla Sip siamo in 7.700, propende per la prima soluzione. Per questo, per permettere l’accesso al maggior numero di persone, sono importanti i finanziamenti: sarebbe bello se i candidati premier in campagna elettorale renderesso noti i loro programmi per l’assistenza psichiatrica». Alla Sip in questi giorni si stanno raccogliendo i dati sui malati e le strutture, che saranno presentati a maggio, per l’anniversario della 180. «I numeri del ministero sono fermi al 2001 — precisa Bassi — e invece le cifre sono importanti anche per la programmazione». di DONATELLA BARBETTA http://qn.quotidiano.net/2008/02/24/66938-basaglia_anni_legge_tradita.shtml

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