martedì 25 marzo 2008

Sonia Alfano: nel PD e nel PDL inquisiti, condannati e amici di boss

"Tutti coloro che il 13 e 14 aprile voteranno per l'UDC dovranno essere consapevoli che all'interno di quel partito militano alcuni personaggi in stretto contatto con la mafia". Lo ha affermato Sonia Alfano, candidata alla Presidenza della Regione Sicilia citando alla lettera l'articolo di Peter Gomez pubblicato questa settimana sull' Espresso: se in Sicilia l'UDC supererà la soglia dell'8 per cento dei voti, nel prossimo Senato siederà un uomo che Giovanni Brusca, il capomafia killer del giudice Giovanni Falcone, considerava "un amico personale". Si chiama Salvatore Cintola, ha 67 anni - nell'articolo citato da Sonia Alfano si legge ancora - Per qualche settimana ha anche militato in Sicilia Libera, un movimento indipendentista creato nel '93 per volere del boss Luchino Bagarella. Due anni fa ad Altofonte, raccontano le intercettazioni, la sua campagna elettorale era stata condotta pure dagli uomini d'onore, ma farsi votare dalla mafia non è un reato. "Sia chiaro - ha precisato la candidata - che il futuro senatore non è mai stato condannato e la sua posizione è sempre stata archiviata ma i suoi rapporti con uomini d'onore e l'appoggio da questi ottenuto sono comprovati da dichiarazioni ed intercettazioni. Chiunque voterà per Cintola dovrà essere consapevole di mandare al governo della cosa pubblica un "amico intimo" di uno degli artefici della strage di Capaci e ricordarsene ogni qualvolta si batta il petto alle commemorazioni dei caduti per mano mafiosa". Nella lista di politici inquisiti, condannati o dalle comprovate frequentazioni mafiose, riportate da Gomez e citate dalla candidata, figurano anche Francesco Saverio Romano, Calogero Mannino e Giusy Savarino. Nell'articolo si legge ancora: Cintola a parte, l'UDC fa correre alla camera Francesco Saverio Romano, tutt'ora indagato per concorso esterno; Calogero Mannino, imputato davanti alla corte d'appello di Palermo; e Giusy Savarino, che solo un mese fa ha visto il Tribunale inviare, al termine del processo 'Alta Mafia', alcuni atti che la riguardano alla procura. Secondo i giudici dalle intercettazioni e dai verbali emerge come nel 2001 lo scontro sulla sua candidatura alle regionali tra suo padre, Armado Savarino, e l'ex assessore UDC, Salvatore Lo Giudice, poi condannato a 16 anni di reclusione, sia stato risolto dalla mediazione del boss di Canicattì, Calogero Di Caro... il senatore Pino Firrarello, condannato in primo grado per turbativa d'asta aggravata e ora sotto inchiesta per concorso esterno, o l'ex sottosegretario Antonio D'Alì, ex datore di lavoro del superlatitante Matteo Messina Denaro, e oggi accusato dall'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano di aver voluto il suo trasferimento per fare un piacere a Cosa nostra (sulla vicenda è in corso un'indagine e un processo per diffamazione). Negli elenchi fa capolino pure la new entry Gabriella Giammanco, ex aspirante velina, volto giovane del Tg4, ma soprattutto nipote di Vincenzo Giammanco, definitivamente condannato come socio e prestanome di Bernardo Provenzano. E poi ci sono tutti gli altri. A partire da Gaspare Giudice, assolto in primo grado dalle accuse di mafia con una sentenza in cui il tribunale sostiene di aver però "verificato con assoluta certezza" l'appoggio datogli da Cosa nostra nel 1996 e "con grandissima probabilità" anche nel 2001. Per arrivare a Renato Schifani, considerato in pole position dal 'Giornale' come futuro ministro degli Interni, sebbene negli anni '80 sia stato a lungo socio, assieme all'ex ministro Enrico La Loggia, della Siculabrokers: una compagnia in cui figuravano anche Nino Mandalà, futuro boss di Villabate, e Benny d'Agostino, imprenditore legato per sua ammissione al celebre capo di tutti i capi, Michele Greco. Continua ... http://www.a.marsala.it/index.php?mod=page&nw=3:48:03:2008:8825

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