sabato 14 giugno 2008

"E' l'uomo del papello di Riina" Nuove indagini sulle stragi del '92

I pm chiamano a testimoniare il figlio del politico per svelare i misteri della trattativa fra Cosa nostra e pezzi dello Stato
PALERMO - La Procura di Palermo ha riaperto l'inchiesta sulla misteriosa trattativa che si sarebbe tenuta fra il vertice di Cosa nostra e pezzi dello Stato, durante la terribile stagione delle stragi Falcone e Borsellino. L'indagine si concentra su un misterioso "distinto signore con una busta in mano", così l'ha descritto in un interrogatorio del 7 aprile scorso, rimasto fino ad oggi segreto, Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco di Palermo, Vito. "Una ventina di giorni prima della strage Borsellino, mio padre mi disse che aspettava una persona - racconta il rampollo di don Vito, di recente condannato per riciclaggio - quell'uomo venne nella villa che avevamo affittato a Monte Pellegrino. La busta conteneva le richieste di Cosa nostra, il papello. Io non l'ho visto, ma mio padre me ne parlò: c'era un elenco di 10-12 richieste. C'era ad esempio qualche immunità: volevano che le famiglie dei mafiosi venissero lasciate in pace". "Mio padre si dannava - prosegue Massimo Ciancimino - perché su tre-quattro cose si poteva anche intavolare una discussione, ma su sette, otto, mi disse: saranno irricevibili". Erano i giorni in cui Vito Ciancimino incontrava anche un ufficiale del Reparto operativo speciale dei carabinieri, il capitano Giuseppe De Donno: "Voleva un aiuto per la cattura dei superlatitanti", dice Massimo Ciancimino. Ma dopo quella misteriosa consegna del papello, il pensiero del vecchio Ciancimino fu uno solo: "Mi disse di contattare De Donno, siamo partiti per Roma. La busta è partita con mio padre".
Continua ...

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