mercoledì 13 agosto 2008

Basta con il fast food L'America mangia slow

LOS ANGELES - Ben visibile, sopra il bancone delle pannocchie, hanno messo un cartello verde con la scritta "Prodotto locale", poi lo hanno piazzato anche tra le pesche, l'uva, le susine e le pere. Infine lo hanno moltiplicato per 3800 negozi e così la parola "local" d'improvviso ha cambiato significato. Perché non siamo in un mercatino di agricoltori o in un piccolo negozio biologico ma nell'ipermercato Wal-Mart di Pico Rivera, nell'area a est di Los Angeles. Il cartoncino può anche passare inosservato alle centinaia di famiglie ispaniche, qui sono l'88 per cento della popolazione, che si accalcano a fare la spesa con i carrelli carichi di bambini, ma segnala una rivoluzione: la conversione della più grande catena di supermercati del mondo al "local". Nei negozi biologici Whole Foods a San Francisco, Boston o New York, come da New Seasons Market a Portland le insegne che indicano la provenienza della merce "local", cioè coltivata da agricoltori della zona, sono presenti da anni, ma era un comportamento d'élite che non aveva toccato il mercato di massa. Quelle stesse élite che per decenni avevano comprato frutta esotica o fuori stagione proveniente dagli altri continenti, ma che poi spinte dalle nuove sensibilità ambientali e salutiste si sono convertite al cibo locale, biologico e stagionale come insegnato dalla guru dello Slow Food versione americana, quella Alice Waters che da San Francisco e dal suo ristorante Chez Panisse ha ripensato il modo di mangiare degli americani. Continua ... http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/esteri/calabresi-america/addio-fast-food/addio-fast-food.html

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