lunedì 29 settembre 2008

Notte nel Grand Hotel Linate dove dormono i nuovi poveri

Disoccupati e sfrattati arrivano quando lo scalo si svuota: vite disperate in sale d'attesa. Tollerati fino all'alba, poi tutti via. Aspettano l'uscita di tutti i passeggeri: "Qui non facciamo nulla di male"
MILANO, 29 settembre 2008 - SALITO nella centralissima piazza San Babila, il terzetto scende all’ultima fermata dell’autobus 73, quello che fa capolino all’aeroporto milanese di Linate. I tre si fermano appena fuori l’ingresso dello scalo, si uniscono ad altri due uomini, pure loro sulla cinquantina. Insieme si accendono una sigaretta. Borse a tracolla, ventiquattrore di tela dalle quali spunta qualche quotidiano, sacchetti sì ma della Rinascente, il tempio dello shopping. Sembra una comitiva di turisti o di impiegati venuti a Milano per un corso di aggiornamento. SONO le undici e mezza della sera, però. L’aeroporto è aperto solo per chi arriva. Chi parte ha sicuramente perso l’ultimo volo che, bene che vada, decolla a mezzanotte e mezza. I check-in sono deserti. Chiusi. Ma i cinque entrano lo stesso, aspirando in fretta la sigaretta. È tutta la giornata che aspettano questo momento, il momento del riposo: già, alle due, le porte dello scalo milanese saranno chiuse per tutti, fino alle quattro del mattino. Ma loro saranno dentro, tra i monitor che indicamo i voli e i check-in. Loro passano la notte stesi sulle poltroncine senza braccioli delle sale d’attesa dell’aeroporto. È Linate il nuovo rifugio di senzatetto e pensionati con redditi da fame. Un’alternativa più comoda e sicura della stazione Centrale o dell’affollatissimo dormitorio di viale Ortles, sempre a Milano. SABATO NOTTE, all’aeroporto, hanno dormito in dieci. Anche per questo, le forze dell’ordine e il personale addetto alla sicurezza della Sea (la società che gestisce gli aeroporti milanesi) li hanno lasciati lì, tranquilli, a riposare. «Ci cacciano solo quando iniziamo a essere in troppi e quando qualcuno perde la testa. Che so, è capitato che qualcuno arrivasse ubriaco qui, prendesse a urlare. Allora, giustamente, ci sbattono fuori» racconta Arturo, 51 anni, ex commerciante di Agrigento.Tacito accordo vuole, però, che i senzatetto arrivino all’aeroporto solo dopo le undici e mezza: «Fin quando ci sono voli e gente — spiegano gli ospiti dello scalo — dobbiamo lasciare liberi i posti a sedere».
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http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2008/09/29/121532-notte_grand_hotel_linate.shtml

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