Jeremiah, 10 anni, ha lo sguardo fisso sulla finestra. Grossi lacrimoni scendono all'improvviso sulle sue guance, bruciate dal padre. Convinto di aver dato vita a uno stregone, l'uomo ha tentato infatti di immolarlo. E Jeremiah non è che uno delle centinaia di bambini del sud della Nigeria vittime di una caccia alle streghe lanciata da mesi da presunti "capi religiosi". Una decina di loro sono stati arrestati, tra cui Sunday Ulup-Aya, che ha confessato in un documentario di aver ucciso 110 piccoli stregoni. Fuggito da un anno dalla sua casa, Jeremiah ha trovato rifugio in una casa di accoglienza nella città di Eket, nello Stato meridionale di Akwa Ibom, in cui oggi vivono altre 170 vittime, di età compresa tra 18 mesi e 16 anni. Tutti hanno sul loro corpo segni evidenti delle sevizie subite: tracce di colpi di machete, ustioni, chiodi piantati nel cuoio capelluto. Il racconto è agghiacciante. "Una sera, mentre assistevo a una funzione religiosa in chiesa, la donna del pastore si è alzata e ha urlato che ero uno stregone", dice Jeremiah alla France presse. Il bambino viene rinchiuso, lasciato senza acqua e cibo per diversi giorni, percosso a colpi di bastone. "Faceva parte dell'esorcismo", spiega. Jeremiah si riprende, ma l'incubo è solo iniziato: viene rinchiuso di nuovo e percosso per settimane, fino a quando il padre, sicuro di aver perso il lavoro per causa del figlio, decide di ricorrere alla benzina. "Mi ha spruzzato di benzina e ha acceso un fiammifero. Per molti giorni non ho potuto aprire gli occhi e la bocca".
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http://www.apcom.net/newsesteri/20090227_212301_3039565_57122.shtml
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