mercoledì 18 febbraio 2009

Obama difende i segreti di Bush

Intercettazioni, interrogatori, pedinamenti, sorveglianza elettronica e violazioni della privacy dei cittadini: i legali del ministero della Giustizia oppongono il segreto di Stato come fatto dalla precedente amministrazione Intercettazioni, interrogatori, pedinamenti, sorveglianza elettronicaa: l’imponente banca dati di informazioni segrete sui cittadini accumulata dall’amministrazione Bush viene ora tutelata dagli avvocati del governo del successore Barack Obama. Pochi giorni dopo l’insediamento a Washington il nuovo presidente si era affrettato a firmare gli ordini esecutivi che promettevano di azzerare le politiche varate dal ministro della Giustizia, John Ashcroft, dopo l’11 settembre. Obama promise in quell’occasione un «livello di trasparenza del governo senza precedenti» ordinando al ministero della Giustizia di «riscrivere i regolamenti con un atteggiamento favorevole a rendere pubbliche» le informazioni sui cittadini, americani e non, finiti nelle rete di sorveglianza creata dal governo federale per prevenire nuovi attacchi terroristici. A conferma di questa nuova impostazione il ministro della Giustizia, Eric Holder, si era impegnato a «rivedere l’approccio» alle numerose cause legali in atto in più Stati da parte di gruppi per la difesa delle libertà personali. Ma alla prova dei fatti gli avvocati di Holder stanno ripetendo le scelte compiute dai predecessori, opponendo il segreto di Stato alla rivelazione dei dati sulle violazioni della privacy. A denunciarlo è Anthony Romero, direttore dell’Unione americana per le libertà civili (Aclu), secondo il quale «da Bush a Obama non vi è stato alcun tipo di cambiamento» perché «il ministero della Giustizia si è rimangiato la promessa di porre fine all’abuso del ricorso al segreto di Stato».
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