Il governo blinda il ddl intercettazioni ponendo al Senato la questione di fiducia ed esplode la protesta dell’opposizione: su tutti l’Italia dei Valori che, sventolando il tricolore, occupa l’Aula di Palazzo Madama «a oltranza»: «È la nostra resistenza al dittatore Berlusconi», motiva Antonio Di Pietro. Il Pd invece attacca l’esecutivo definendo la decisione della fiducia «illegittima» perché autorizzata in un Consiglio dei ministri che ancora non conosceva il testo del maxiemendamento. Non solo. Secondo Anna Finocchiaro ci sono tutti gli estremi per motivare ricorsi alla Corte Costituzionale perché alcune parti del testo sono «irragionevoli». E il clima infuocato di Palazzo Madama desta qualche preoccupazione nel leader della Lega, Umberto Bossi, che teme venga compromesso il confronto con l’opposizione sulle riforme. Questa mattina è atteso il voto finale sul provvedimento. «L’ostruzionismo messo in atto dall’opposizione - ha denunciato ieri il sottosegrario alla Giustizia Giacomo Caliendo - a questo punto legittima il ricorso al voto di fiducia». E infatti, nonostante l’estremo tentativo dell’opposizione di chiedere al presidente del Senato, Renato Schifani, ancora un ritorno in Commissione, il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha posto la questione di fiducia. «È un diritto della maggioranza arrivare alla decisione visto che di intercettazioni se ne discute da due anni», osservava Maurizio Gasparri. La Finocchiaro chiedeva a Vito quando il Cdm abbia autorizzato questa fiducia.
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