Tiri d'artiglieria a Zawiya. I rivoltosi rifiutano di negoziare ma poi aprono: Se il Raìs lascia non andrà a processo.
Roma, 8 mar. (TMNews) - Settantadue ore per mettere fine al regime e dimettersi. I ribelli libici hanno lanciato un ultimatum al Colonnello Gheddafi, mentre la comunità internazionale valuta tutte le ipotesi sul tavolo, compresa quella militare. Secondo quanto riporta la rete araba al Jazeera a chiedere la resa del Raìs di Tripoli è stato il capo del Consiglio nazionale provvisorio istituito dagli insorti, Abdel Jalil Mustapha. "Se lascia la Libia entro 72 ore e ferma i bombardamenti, noi libici non lo perseguiteremo per i suoi crimini", ha spiegato Jalil. Nel frattempo il regime libico è tornato a smentire decisamente l'esistenza di qualsiasi dialogo con l'opposizione e per chiarire il concetto l'aviazione libica è tornata a bombardare l'hub petrolifero di Ras Lanuf. Altri tiri di artiglieria sono stati avvertiti a Zawiyah e la città è circondata dalle forze lealiste al regime. Nel frattempo però si rincorrono le voci di un tentativo di negoziato avviato da Muammar Gheddafi tramite i propri emissari.
Un funzionario del governo sotto anonimato ha smentito questa mattina la notizia riguardante un'offerta di negoziato avanzata dal leader libico all'opposizione. Bersagliati dall'aviazione i ribelli hanno anche il timore di rimanere senza combustibile nel giro di una settimana, a causa della cessazione delle attività nelle raffinerie della regione.
"La Nato sta considerando diverse opzioni, compresa la possibilità di operazioni militari" in Libia, ha confermato il presidente americano Barack Obama, che deve far fronte però alle resistenze della Russia. Dopo la Lega Araba, che si riunirà venerdì al Cairo per discutere dell'emergenza, questa mattina anche l'Organizzazione della conferenza islamica ha dato il suo assenso alla imposizione di una no fly zone. Secondo il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, un intervento militare provocherebbe "la terza guerra mondiale".
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