domenica 17 aprile 2011

"La verità su mio padre Allende porterà giustizia a tutti i cileni"

La figlia Isabel: "Indaghiamo sul golpe, settecento casi ancora da chiarire"

PAOLO MASRTROLILLI

La verità, come dice il Vangelo, rende liberi. Ma deve essere quella vera, completa, provata, ammessa e riconosciuta, senza ombre, veli o compromessi. Questa è la ragione per cui Maria Isabel Allende, senatrice cilena e figlia di Salvador, ha chiesto a nome di tutti i suoi parenti che il cadavere del padre sia riesumato e sottoposto ad autopsia, quasi quarant’anni dopo la sua morte nel palazzo della Moneda: «Quando fu celebrato il funerale a Viña del Mar - ci dice Isabel parlando al telefono dal Cile - i militari portarono la sua bara in elicottero, e non consentirono neppure a mia madre di aprirla. Io continuo a credere che mio padre si sia suicidato, usando il mitra AK-47 che gli aveva regalato Fidel Castro, per evitare l’umiliazione di essere deposto dai golpisti. Però una vicenda storica così drammatica non può essere chiusa senza un’inchiesta giudiziaria che dica una parola definitiva».
E’ un triste fatto personale, per Isabel, ma anche un dovere pubblico: «La morte di mio padre è solo uno dei 726 casi di violazioni dei diritti umani che non sono mai stati sottoposti ad un’inchiesta formale. E’ ora che questo velo si alzi. Noi, col nostro gesto, speriamo di spingere tutti i famigliari delle vittime a chiedere chiarezza giudiziaria, perché la violenta storia del golpe non può essere archiviata senza appurare tutte le responsabilità».
La vicenda ormai si legge nei libri di scuola. Salvador Allende era stato eletto presidente nel 1970, come candidato marxista che si proponeva di aprire «la via cilena al socialismo». Tre anni dopo, l’11 settembre del 1973, le forze armate guidate dal generale Augusto Pinochet lo rovesciarono. Anche gli aerei Hawker Hunter bombardarono il palazzo della Moneda, e alla fine dell’assalto il cadavere di Allende fu trovato nel suo studio. Il dottore personale del presidente confermò il suicidio, ma altri, come lo scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez e il medico legale Luis Ravanal, hanno avanzato il sospetto che sia stato ucciso dai golpisti. Il regime di Pinochet, ovviamente, non aprì mai un’inchiesta, ma ora il procuratore Beatriz Pedrals ha deciso di indagare su tutti i casi irrisolti di violazioni dei diritti umani. Ha chiesto e ottenuto dal giudice Mario Carroza di riesumare il cadavere del presidente, per un’autopsia che dovrebbe avvenire a metà maggio.
Continua ...

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