mercoledì 20 aprile 2011

Se anche il debito Usa fa paura

Da molti mesi ci stiamo occupando di debito pubblico dal punto di vista dei risparmiatori. Qualcuno ci ha garbatamente criticato per questa insistenza. La ragione, dal nostro punto di vista, è molto semplice. Questo spazio è rivolto in particolar modo ai semplici risparmiatori poco avvezzi alle cose finanziarie. Da sempre sosteniamo che questa categoria d'investitori dovrebbe avere come strumento finanziario di riferimento i titoli di stato.
Senza addentrarci troppo in numeri e statistiche, possiamo dire che da Ottobre a Marzo i titoli di stato sono andati malissimo. In molti si domandavano se non fosse stato il caso di vendere i BTP in favore dei titoli tedeschi. Sarebbe stato un grave errore e ci sembrava giusto sottolinearlo con tutta la misera forza di comunicazione di cui disponiamo.
E' sempre più facile far leva sulla paura che sul ragionamento. Questo vale in tutti i campi (nella politica abbiamo esempi giornalieri) e quindi anche in finanza. L'informazione “terroristica” sui titoli di stato spadroneggiava sui grandi mezzi di comunicazione. Mi ricordo alcune interviste alla RAI di consulenti finanziari indipendenti -che pure stimo- i quali ventilavano l'ipotesi di default dell'Italia (per inciso: la mia stima nei loro confronti continua perché conosco per esperienza diretta le capacità manipolatorie dei giornalisti, specie quelli televisivi). In quel contesto noi abbiamo cercato di dare un punto di vista più ragionevole.
Da circa metà Marzo la pressione sui titoli di stato italiani si è allentata.
Dal 9 marzo (punto di minimo per i BTP) tutte le principali asset class obbligazionarie denominate in euro hanno continuato il loro andamento negativo che dura, a fasi alterne, ormai da molti mesi, mentre i BTP si sono distinti per essere in controtendenza. Non possiamo sapere, ovviamente, se Marzo 2011 segnerà l'inizio della risalita dei BTP, ma restiamo convinti che chi si è fatto spaventare dal terrorismo mediatico sui titoli di stato italiani ha fatto un grave errore.
Continua ...

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