giovedì 21 luglio 2011

La Lega svizzera: “Italiani föra di ball, siete Mafialand”


In Canton Ticino i lavoratori del nostro Paese sono attaccati costantemente dal partito di Bignasca
Sul confine tra Italia e Svizzera va in atto da mesi una guerra tra la Lega dei Ticinesi e i lavoratori italiani. Molti dei nostri connazionali che risiedono nelle province di frontiera, Varese, Como e Verbano-Cusio-Ossola, ogni mattinavarcano il valico per lavorare nellaConfederazione elvetica. Dopo una campagna elettorale vinta anche grazie ai messaggi contro gli italiani, ora la Lega svizzera sta proseguendo la sua guerra a Mafialand, come chiamano l’Italia sul loro giornale, invitando i leghisti padani alla secessione, unica soluzione per salvare i rapporti tra la Svizzera e il Nord che tanto interessa a Bossi.
LA GUERRA DELLA LEGA AI ‘TALIAN– La Lega dei Ticinesi è arrivata per la prima volta ad essere maggioranza relativa nella Svizzera italiana nelle elezioni dello scorso aprile. Il boom leghista si spiega da una parte con il consolidamento del tripolarismo elvetico, dove sinistra, destra e centro sono ormai equivalenti. In Canton Ticino dominavano ancora i centristi, ma lo spostamento verso destra dell’elettorato borghese ha premiato il partito del Nano Bignasca. Dall’altro lato la crisi economica, che ha colpito anche se in misura contenuta la Confederazione Elvetica, ha rinfocolato il problema dei lavoratori stranieri occupati in Svizzera ma residenti all’estero. In ogni cantone di confine esistono i frontalieri, ma rispetto a quelli confinanti con Germania, Austria e Francia, dove è più avvertito il problema degli immigrati, in Ticino la presenza degli italiani è da sempre controversa. Ricchezza per un Cantone che senza di loro non avrebbero potuto svilupparsi economicamente per alcuni, ladri di posti di lavoro per gli autoctoni per altri, leghisti in primis. Nell’autunno del 2010, poco prima delle campagna elettorali per le cantonali, il partito alleato della Lega, l’Udc di Blocher, aveva lanciato una serie di manifesti nei quali i lavoratori italiani erano ritratti come topi che rubavano il formaggio. 
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