domenica 20 novembre 2011

Accordo di Sicurezza del Mar Caspio, nuova sconfitta geopolitica per gli Usa

Accordo di Sicurezza del Mar Caspio, nuova sconfitta geopolitica per gli Usa

Sabato 19 Novembre la Duma russa ha detto sì alla ratifica dell’accordo di Sicurezza del Mar Caspio, firmato il giorno prima nel corso della terza conferenza dei vertici dei paesi rivieraschi del più grande lago del mondo.

In base all’accordo firmato da Repubblica Islamica dell’Iran, Federazione Russa, Repubblica dell’Azerbaijan, Kazakistan e Turkmenistan, solo i paesi rivieraschi potranno assumere impegni per garantire la sicurezza del Mar Caspio, con un sottosuolo ricco di giacimenti di gas e petrolio.

L’accordo è di fatto una base per le cooperazioni di sicurezza e d’intelligence tra i cinque paesi in settori come la lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata, al narcotraffico, al contrabbando di armi ed essere umani ed all’immigrazione clandestina; nell’accordo vi sono anche articoli specifici che prevedono la lotta alla pirateria ed alla pesca illegale nel Mare.

Secondo gli esperti politici, l’accordo, approvato dal Parlamento russo, è uno storico messaggio all’Occidente ed ai paesi che hanno cercato di ottenere una fetta di ricchezza in questo Mare.

Gli Stati Uniti e persino Israele, negli ultimi anni, approfittando delle divergenze tra Azerbaijan e Turkmenistan sul possesso di alcuni giacimenti e intervenendo a favore dell’Azerbaijan, stavano programmando la presenza nella regione. Una presenza che avrebbe favorito l’Azerbaijan a scapito del Turkmenistan, e che sarebbe servita principalmente come potenziale minaccia militare nei confronti della Federazione Russa e dell’Iran.

E sull’Azerbaijan si basa anche il progetto Nabucco, una idea americana per portare verso Occidente il gas della zona del Caspio escludendo però con gran cura sia l’Iran che la Russia dal tragitto.

In questa situazione, l’approvazione dell’accordo di sicurezza all’interno dei paesi del Mar Caspio è di fatto una vittoria per questi ed un ostacolo per “i piani di dominio” americani nella regione. Un’altra delusione in politica internazionale per un Obama che vede sempre più lontana la rielezione.

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