giovedì 9 febbraio 2012

Londra: la banca dati dei volti in 3D


Il Museo della scienza invita i visitatori a farsi fare una scansione. Per migliorare la chirurgia maxillo-facciale

MILANO - Può il progresso medico passare per le sale di un museo, oltre che per i laboratori scientifici? Il Museo della scienza di Londrae tre ospedali universitari dimostrano che è possibile: stanno infatti creando, con l’aiuto del pubblico, la più vasta galleria al mondo di volti umani fotografati in tre dimensioni, con l’obiettivo di migliorare le procedure di chirurgia ricostruttiva maxillo-facciale, in particolare quella infantile.
COINVOLTI TRE OSPEDALI - Il progetto Me in 3D è parte di un’iniziativa che il museo ha chiamato Who am I? (Chi sono io?), e gli ospedali londinesi coinvolti sono il Great Ormond Street Hospital, l’University College Hospital e l’Eastman Dental Hospital. I visitatori, soprattutto turisti, si avvicinano con circospezione all’area dove un team di medici e volontari ha allestito quella che ha tutto l’aspetto di una sala di radiologia. Ma la timidezza dura poco, tanto che durante il weekend c’è la fila a offrirsi volontari: mento in su, espressione composta, e il volto, fotografato da nove fotocamere, si trasforma in un’immagine tridimensionale, che viene poi scomposta in punti e trasformata in formule matematiche. Il progetto termina il 10 aprile.
MAPPATURA - I medici si erano dati l’obiettivo di 5 mila scansioni, ma lo hanno già raggiunto. Facile prevedere che i volontari saranno il doppio: 10 mila facce da ogni dove che arrivano a Londra, crocevia del mondo. Un campione ideale. La provenienza, infatti, non è un dettaglio irrilevante ma è anzi la chiave del successo di questa scansione di massa: la mappatura estesa delle facce di ogni etnia e di tutte le età consente di comprendere i pattern evolutivi del volto umano. Chi ne trarrà il massimo vantaggio saranno i bambini con malformazioni della struttura cranica (come le sindromi di Apert, Pfeiffer e Crouzon): i medici potranno prevedere l’evoluzione del volto e personalizzare le tecniche chirurgiche per ottenere risultati migliori. «Oggi conosciamo a fondo la struttura ossea del cranio ma molto poco la pelle e i muscoli dell’area. Dobbiamo ancora capire bene perché il nostro volto abbia effettivamente la forma che ha», spiega il dottor Jonathan Britto, chirurgo maxillo-facciale dell’ospedale pediatrico Great Ormond Street Hospital.
Continua ...

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