giovedì 9 febbraio 2012

Cosa prevede il decreto svuotacarceri?


Licenziato dal Senato, sarà presto al vaglio finale della Camera: ecco cosa dice
Il decreto ‘svuotacarceri’, varato dal Consiglio dei ministri a meta’ dicembre su cui il governo ha posto alla Camera la questione di fiducia (confermata dall’aula con 420 si’, 78 no e 35 astenuti), stabilisce una serie di misure per contrastare il sovraffollamento delle carceri italiane e prevede tra l’altro l’ampliamento della possibilita’ di detenzione domiciliare.
REGOLE - In particolare, il provvedimento, gia’ approvato dal Senato e che andra’ al voto finale della Camera martedi’ prossimo (il Dl scade il 20 febbraio) , consentira’ l’uscita progressiva dal carcere di circa 3.500 detenuti, innalzando fino a 18 mesi la pena residua che e’ possibile scontare agli arresti domiciliari. Altre misure del testo introducono la possibilita’ dei domiciliari per gli arrestati in flagranza di reato che siano accusati di alcuni reati minori. Viene poi previsto l’utilizzo delle celle di sicurezza presso le caserme e le questure e si riduce dalle attuali 96 a 48 ore il tempo per la convalida dell’arresto da parte del magistrato. Infine, il decreto destina 57 milioni all’edilizia carceraria.
FIDUCIA - Si restringe in parlamento l’area del consenso per il governo tecnico di Mario Monti. Rispetto all’ultima fiducia alla Camera (469 si’ sul Milleproroghe a gennaio) oggi ci sono stati 49 deputati in meno che hanno detto si’ alla fiducia chiesta sul decreto ‘svuotacarceri’ (420 a favore, 78 no e 35 astenuti). Rispetto alla fiducia del 16 dicembre 2010 il sostegno e’ invece calato di 75 unita’ (i si’ sulla manovra erano stati 75). E facendo il confronto con l’insediamento i numeri si fermano a -136 (il 18 novembre scorso i si’ alla fiducia al nuovo governo erano stati 556). Da segnalare alcuni voti in dissenso dal gruppo del Pdl: contrariamente alle indicazioni del partito in 5 hanno votato contro la fiducia (Castellani, Ciccioli, De Angelis, Mancuso, Mussolini); in 11 si sono astenuti (Bergamini, Castiello, Cossiga, Crosetto, Mantovano, Martino, Mazzuca, Moles, Papa, Picchi, Scalera). Per un totale di 16 dissidenti. A loro, in quota maggioranza vicina al Pdl, vanno aggiunti il ‘no’ di Scilipoti (il gruppo Popolo e territorio aveva annunciato l’astensione) e i 2 astenuti ex Fli Ronchi e Scalia.

GLI ASSENTI NEL PDL 
- Da segnalare anche molte assenze dentro il partito di Angelino Alfano (esclusi quelli giustificati perche’ in missione): in 43 non si sono presentati in aula. Tra quest’ultimi Silvio Berlusconi, che oggi non si e’ visto, e gli ex ministri Giulio Tremonti, Stefania Prestigiacomo, Mariastella Gelmini, Giorgia Meloni. Tra i leader c’erano Umberto Bossi (Lega), Pier Ferdinando Casini (Udc) e Antonio Di Pietro (Idv). Pier Luigi Bersani mancava perche’ in viaggio ufficiale a Tunisi. Quanto alle altre assenze tra i deputati della maggioranza (non contando quindi i deputati Lega e Idv che hanno votato contro) questi sono i numeri: 2 Fli, 12 Pd, 1 Pt, 5 Udc.

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