venerdì 7 marzo 2008

"Fece sparire l'agenda di Borsellino" Processo per il colonnello Arcangioli

L'ufficiale dell'Arma dovrà presentarsi davanti al magistrato il 2 aprile. L'accusa è di furto aggravato e di favoreggiamento alla mafia. Sconcertati i difensori: "C'erano presenze ambigue in via D'amelio forse legate ai servizi segreti. Le indagini sono incomplete, le faremo noi"Udienza il 2 aprile per il colonnello dei carabinieri Giovanni Arcangioli accusato di aver fatto sparire l’agenda di Paolo Borsellino e di aver favorito in questo modo la mafia. Secondo l’accusa il il 19 luglio del '92 dopo la strage di via D’Amelio l’ufficiale avrebbe preso il diario dove il magistrato annotava spunti investigativi e riflessioni. Arcangioli allora capitano dei carabinieri sarebbe stato ripreseo da alcune televisioni mentre si allontanava dal luogo della strage con la valigetta di Borsellino, poi ritrovata nell’auto blindata senza però l’agenda rossa.Inizialmente la procura di Caltanissetta aprì un’indagine a carico di ignoti ma l’esponente dell’Arma fu accusato di false informazioni al pubblico ministero, nonostante avesse dichiarato la sua estraneità ai fatti. Nonostante sia stato richiesta l’archiviazione del caso, il Gip Ottavio Sferlazza ha rigettato l’istanza e ha iscritto Arcangioli nell’archivio degli indagati ipotizzando furto aggravato. I legali del colonnello hanno chiesto l’ampliamento delle indagini includendo vertici dei servizi segreti e persino l’allora presidente della Repubblica Scalfaro. Ma il procuratore aggiunto di Caltanissetta Renato Di Natale ha ritenuto queste richieste irrilevanti per la vicenda. "Il colonnello Arcangioli - ha aggiunto Di Natale - aveva presentato una memoria difensiva con una serie di richieste come quella di sentire i vertici della mafia se avessero ricevuto l'agenda rossa di Paolo Borsellino, e poi di interrogare numerosi collaboratori di giustizia e di inserire anche le dichiarazioni di vertici istituzionali. Nella stessa memoria, Arcangioli citava una foto con un uomo che aveva qualcosa nella mano che veniva nascosta sotto la giacca, ma è stato verificato che si trattava di una radio trasmittente".Sconcertati i difensori di Arcangioli: "Faremo noi le indagini sulle ambigue presenze sul luogo della strage di via D'Amelio, numerose anomalie riscontrate rimangono nell'ombra hanno ribadito i legali Diego Perugini e Sonia Battagliese e li riproporremo all’udienza preliminare che ci è stata comunicata dalla stampa”. “Una cosa è certa – concludono gli avvocati - gli accertamenti su foto e filmati richiesti dalla difesa non erano stati fatti perché di ciò non vi è traccia nel processo”.Mald (7 marzo 2008) http://www.ateneonline-aol.it/080307mald.php

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