venerdì 7 marzo 2008

Il boss è servito!

Quote occulte nei ristoranti più famosi di Napoli. Agganci nel municipio, nei partiti e nella Curia. Ecco l'inchiesta nata dal pentimento del padrino Misso. I camorristi, i commercianti in società con loro, i politici di destra e sinistra. Tutti pronti a sedersi alla stessa tavola, magari quella di uno dei ristoranti più famosi di Napoli, per banchettare con fondi pubblici d'ogni genere: il piatto forte erano i finanziamenti elargiti dal Comune attingendo alle casse municipali, a quelle statali e persino a quelle europee. Giuseppe Misso è uno dei padrini storici della criminalità partenopea: domina il cuore antico della città e ha costruito una rete di agganci in tutti i palazzi che contano, Curia inclusa. Da quando ha iniziato a collaborare con la magistratura, Misso, detto Peppe 'o Nasone, ha stupito con le sue rivelazioni: lui, quello della 'camorra di destra' teorizzata dal senatore Emidio Novi in commissione Antimafia nel settembre del 2000, ha dato nel recente passato il suo appoggio elettorale al centrosinistra. Una mossa trasformista motivata dal padrino con la volontà di punire i suoi vecchi referenti di Alleanza nazionale e conquistare così entrature nelle istituzioni campane. Ma l'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Napoli, coordinata dal procuratore aggiunto Franco Roberti, grazie anche alle dichiarazioni di altri fedelissimi del boss, intercettazioni ambientali e indagini societarie, è riuscita a ricostruire un pezzo significativo della storia e degli affari del clan. Nel blitz di fine gennaio che ha portato a sei arresti, sequestri di case, negozi, un albergo, un garage, auto e moto di lusso, sono coinvolti anche alcuni locali noti della ristorazione partenopea. L'elenco di perquisizioni e sequestri di quote societarie effettuati dai finanzieri del Gico di Napoli comprende nomi celebri, come Zi Teresa, storico ristorante di via Caracciolo davanti ai grandi alberghi, Giuseppone a mare, Il Delicato a Mergellina. Ristoranti che, secondo i pentiti, sarebbero parte del patrimonio personale del capoclan, socio occulto dei titolari tanto che non era insolito trovare i loro cuochi impegnati ai fornelli di casa Misso a largo Donnaregina, di fronte alla Curia arcivescovile. Continua ... http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Il-boss-e-servito/1999410&ref=hpsp

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