venerdì 28 marzo 2008

Trapani, citta' prigioniera della mafia. A Trapani in 7 anni arrestati 4 sindaci e 14 capi degli uffici tecnici comunali

Pubblico questo articolo di Attilio Bolzoni, apparso su Repubblica del 26 marzo 2008 Trapani. Sembra ancora la città raccontata vent´anni fa da Mauro Rostagno, il giornalista che sognava Macondo e in questa città vent´anni fa è morto ammazzato. Sembra tale e quale Trapani: muta, distante, non ricca ma sfrenatamente ricca, protetta dai suoi mafiosi, difesa dai suoi silenzi. E´ come un recinto, è sempre immobile Trapani, piatta, protesa con le sue case verso il mare e chiusa con la sua testa verso il resto del mondo. In questa punta estrema d´Italia, nella provincia più malata dell´isola, è cominciato in una giornata di sole e di maestrale il difficile giro elettorale di Walter Veltroni in Sicilia. Mare schiumoso, Favignana bellissima all´orizzonte, sui muri di Trapani non c´è un solo manifesto che annuncia l´arrivo del segretario del Partito democratico. L´arrivo è dopo mezzogiorno, aeroporto di Birgi, la pista spazzata dal vento e Veltroni che incontra qualcuno prima di sparire sul suo pullman verde. E´ un poliziotto, il poliziotto più famoso della Sicilia occidentale: il capo della squadra mobile trapanese Giuseppe Linares. Un faccia a faccia di pochi minuti, lontani da tutti. Poi Walter Veltroni si presenta alla Sicilia: «Questa terra deve ritrovare per se stessa e per l´Italia i valori di legalità». Trapani è di là, dopo la strada che attraversa le campagne di Nubia e di Marausa, nomi arabi per contrade immerse in una magnifica campagna. Una corsa fino alla marina, alla Torre di Ligny dove il Tirreno finisce nel Mediterraneo. E´ l´ora del pranzo in famiglia, cous cous e frittura di paranza in casa Messina, il pescatore Erasmo, sua moglie, i tre figli, la suocera. Strette di mano, saluti, sorrisi, le telecamere, Beppe Lumia che lo segue a pochi passi e ricorda la «chiacchierata» fatta con Walter Veltroni ieri l´altro. Lumia - tre legislature alle spalle, uno della commissione parlamentare antimafia che nel Pd avevano silurato come candidato alla Camera e poi ripescato all´ultimo istante come capolista al Senato - è venuto a prenderlo a Trapani. E´ anche lui ad aspettarlo a Birgi, in aeroporto «Qui si è spostata, qui si è spostata adesso», dice. Si è «spostata» significa che la mafia più pericolosa in questi mesi è qua, l´ultimo grande capo ancora in libertà di Cosa Nostra è qua, Matteo Messina Denaro, il «corleonese» duro e puro, uno che ha nel suo palmares la stagione stragista del 1992, uno con il pedigree di «famiglia»: suo padre Ciccio era campiere nelle tenute di Zangara dei D´Alì di Trapani. Uno che ancora non riescono a prendere. La «chiacchierata» fra Beppe Lumia e Veltroni era proprio sulla Trapani più indicibile: sui suoi misteri, sulla sua mafia che non è solo quella spara, ma che ha contiguità dappertutto, tanti soldi, che ha una resistenza molto speciale. Trapani è appena a cento chilometri da Palermo ma sembra un secolo dietro Palermo. E´ feudale e moderna insieme, di primitiva ferocia e di raffinata strategia. In tutta la Sicilia ci sono ormai associazioni antiracket in ogni città, in tutta la Sicilia tranne che a Trapani. Trapani sta zitta e paga. Non è mai arrivata qui la ribellione degli industriali dell´estate 2007, la sollevazione che ha contagiato costruttori e commercianti in ogni angolo dell´isola. A Trapani non c´è Addiopizzo, non c´è serrata contro i grassatori. Trapani ha paura e paga. In sette anni - dalla metà del 2001 - sono stati arrestati 4 sindaci e 14 capi degli uffici tecnici comunali, deputati regionali che prendevano tangenti e chiamavano «sbirri» i poliziotti, burocrati, impiegati. Comuni sciolti per mafia. Prefetti cacciati. Continua ... http://www.a.marsala.it/index.php?mod=page&nw=3:48:03:2008:8895

Nessun commento:

Posta un commento