giovedì 13 novembre 2008

Stati Uniti: “Land of opportunity” o “Land of masonry”? - Marcello Pamio

“Il mondo è cambiato” ( La Repubblica ) “4.11.2008 Nuovo Mondo” (Unità) “Un pianeta migliore” (Unità) “Il nuovo mondo” (Il Manifesto) “E’ crollato il muro di Washington” (Liberazione) “Nulla è impossibile” (Riformista) “Sembra che parli ma prega” (Riformista)
Questi sono alcuni dei titoli dei quotidiani nazionali che esaltano l’elezione del 44mo presidente degli Stati Uniti d’America. Il mondo intero, o quasi, è in festa, perché Obama Hussein Barack farà rinascere quel Mondo distrutto e sotterrato da decenni di politiche estere guerrafondaie e di politiche economiche di stile mafioso. Il sogno di milioni di americani (spezzato nel 1968 con l’assassinio di Martin Luther King) s’è finalmente realizzato: un uomo di colore dirigerà la Casa Bianca. Non solo di colore, ma anche musulmano. Cosa volete di più?
Nella “Land of opportunity”, nella “terra delle opportunità” le mamme americane potranno continuare a dire ai loro figli che chiunque può diventare Presidente! Ma le cose non stanno veramente così? Pensiamo veramente che l’elezione dell’uomo più potente del mondo sia alla portata di tutti? Crediamo veramente che Caio o Mohammad o Hussein, con un po’ di soldi una buona dialettica, possa entrare nella Storia degli Stati Uniti, comandare l’esercito, intraprendere una guerra o stampare moneta? In un momento storico come l’attuale era funzionale un evento di forte impatto emotivo: un grande ma soprattutto apparente cambiamento. Coloro che decidono veramente le politiche interne ed estere e mi riferisco alle grandi e potenti famiglie di banchieri internazionali, potevano optare per un altro attentato o una grande pandemia, il tutto per distogliere l’attenzione, come avvenne l’11 settembre del 2001. Infatti nei giorni prima dell’attacco alle Torri Gemelle la situazione economica stava precipitando in maniera molto seria: c'erano già stati segnali chiari di crash borsistici, grandi fallimenti aziendali e l'indice di gradimento di George era sotto la suola delle scarpe. Forse non tutti lo ricorderanno, ma per fortuna ci sono i giornali dell’epoca a testimoniare. Dopo l’attentato invece, la situazione economica è stata fagocitata dalla paura, dalle lettere all’antrace, dal carbonchio, dalla caccia a bin Laden, dalla guerra in Afghanistan e Iraq: dalla guerra al terrorismo internazionale.
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http://www.disinformazione.it/obama2.htm

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