Edgar Mitchell, sesto uomo a sbarcare sulla Luna, si appella al governo e alla Nasa: “Rendete pubbliche le prove dell'esistenza degli alieni”
Edgar Mitchell aveva 17 anni nel 1947, quando Roswell, la cittadina del New Mexico in cui era nato, divenne testimone di un fatto che ne avrebbe cambiato la vita per sempre: il presunto schianto di un Ufo, mai effettivemante confermato ma entrato nella leggenda. Forse proprio quell’evento ispirò a Mitchell il desiderio di arrivare là da dove si pensava che gli alieni fossero scesi: lo spazio. Oggi l’astronauta Mitchell, a oltre sessant’anni dallo “schianto” di Roswell e a 38 anni dalla sua passeggiata sulla Luna - era imbarcato sull’Apollo 14 - , è più convinto che mai della sua intuizione di tanto tempo fa: non siamo soli nell’universo. E, aggiunge Edgar, è venuto il tempo che le prove dell’esistenza degli extraterrestri vengano finalmente mostrate al mondo. “Il nostro destino, secondo me, è diventare parte di una comunità planetaria e dovremmo cominciare ad occuparci di questa possibilità al più presto”, ha dichiarato Mitchell di fronte agli entusiasti partecipanti al National Press Club, raduno di ufologi organizzato dal Paradigm Research Club: il primo passo verso questa possibilità è convincere il governo americano e la Nasa a togliere il segreto di Stato sulle informazioni relative agli sbarchi alieni, sulla cui realtà l’anziano astronauta non ha alcun dubbio.
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