mercoledì 22 aprile 2009

"La nostra scuola è in gabbia" I presidi si incatenano al Ministero - di MARIO REGGIO

ROMA - Trenta presidi incatenati davanti ai cancelli del ministero della Pubblica Istruzione. Sono tutti iscritti alla Cgil. Una mobilitazione diversa da quelle che hanno visto migliaia di studenti assediare il quadrilatero di viale Trastevere. Perché hanno deciso di dare vita ad un gesto così estremo? Il ministero ha cancellato i 73 milioni di euro destinati alle spese correnti degli istituti scolastici. Niente carta igienica, materiale per le pulizie, ma anche per le supplenze brevi e le magre indennità per i commissari che dovranno partecipare alle commissioni per la maturità. Zero euro anche per pagare alle Asl le visite fiscali dei prof malati. I presidi sono arrivati a Roma da tutte le Regioni per chiedere al ministro Gelmini di non mettere in ginocchio le scuole pubbliche che, solo nel 2009, perderanno 427 milioni di euro per il funzionamento ordinario: oltre alla carta per le fotocopie i piani di offerta formativa, i corsi di recupero per i debiti scolastici degli studenti, il pagamento alle ditte delle pulizie e la formazione del personale. Un taglio a cui si aggiunge più di mezzo miliardo di euro di tagli accumulati negli anni scorsi. "Siamo qui per dimostrare che le scuole italiane sono state ridotte in catene", spiega Armando Catalano, responsabile nazionale dei dirigenti scolastici della Flc-Cgil. "Le scuole -continua Catalano- non hanno più i soldi per chiamare i supplenti o per pagare il gessetto, perché per la prima volta sono state costrette a fare i bilanci senza i fondi per il funzionamento ordinario". Catalano, incatenato ad altri suoi colleghi, lamenta anche l'onere in più per le scuole, derivante, a suo avviso dalle spese che gli istituti devono sostenere per l'obbligo, introdotto dal ministro Brunetta, di sottoporre a visita fiscale i dipendenti anche per un solo giorno di assenza. "Per la prima volta le dobbiamo pagare come scuola -spiega- eppure soldi specifici non ne sono stati trasferiti".
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