venerdì 23 ottobre 2009

Il pentito Spatuzza: «Berlusconi e Dell'Utri erano in mano nostra»

PALERMO (23 ottobre) - «Abbiamo ottenuto quello che volevamo, abbiamo il paese in mano, abbiamo persone serie e affidabili come Silvio Berlusconi e il nostro compaesano, non come quei quattro crastazzi dei socialisti». Così il boss mafioso Giuseppe Graviano si sarebbe rivolto nel '94 in un bar di Roma al neo pentito, allora boss mafioso, Gaspare Spatuzza. A raccontarlo è lo stesso collaboratore di giustizia le cui dichiarazioni sono state anticipate oggi dal sostituto procuratore generale di Palermo Antonino Gatto nel processo d'appello a carico di Marcello Dell'Utri, senatore del Pdl e uno dei principali collaboratori del premier Silvio Berlusconi, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Spatuzza ha sostenuto che Dell'Utri, dopo il periodo della stagioni stragiste del '92 e del '93, sarebbe stato il «punto di riferimento di Cosa nostra».Stamani il procuratore generale, che avrebbe dovuto concludere la requisitoria, ha chiesto invece a sorpresa lo stop del dibattimento e la riapertura dell'istruttoria. Il magistrato ieri ha ricevuto infatti dalla procura il verbale dell'interrogatorio di Spatuzza, nel quale ci sono elementi di accusa nuovi a carico dell'imputato. Il pg, che ha ritenuto rilevante e assolutamente necessaria la nuova prova, ha chiesto dunque la sospensione della discussione e l'esame di Spatuzza e dei boss Giuseppe e Filippo Graviano. La corte d'appello di Palermo deciderà il 30 ottobre se sospendere la discussione, ormai giunta alle battute finali.«Nel '93 - ha detto il procuratore generale Gatto - era stato programmato da parte di Cosa nostra un attentato che si doveva compiere a Roma contro i carabinieri. Gaspare Spatuzza e Cosimo Lo Nigro si incontrarono con Giuseppe Graviano, poco dopo la strage di Firenze in cui morì una bambina. Spatuzza era molto preoccupato per la morte della bambina, ma Graviano gli disse: "te ne intendi di politica? C'è una situazione in piedi che prevede dei benefici per i carcerati"». Ed è ancora il pg Gatto a spiegare alla Corte d'Appello, presieduta da Claudio Dall'Acqua: «Dopo qualche tempo Giuseppe Graviano sta con il gruppo di fuoco a Roma e prepara l'attentato devastante contro i carabinieri, si parlava di almeno 100 carabinieri morti. Si aspettava il via libera dello stesso Graviano. Nel gennaio del '94 Spatuzza incontra a Roma Graviano che è esultante». E sarebbe stato proprio in quella occasione che Graviano avrebbe parlato a Spatuzza di Berlusconi. «Il nome di Dell'Utri non lo fece Graviano - ha spiegato Gatto - ma parlando del "nostro compaesano" per Spatuzza faceva riferimento proprio a Dell'Utri».«È un'assurdità così grossa che non ha bisogno di commenti, è una cosa allucinante», ha commentato Dell'Utri. «Non ho mai visto nella mia vita i fratelli Graviano - ha aggiunto Dell'Utri - e non ci ho mai parlato per telefono, ho già detto nel processo di primo grado con chi ho parlato. Si dice che i Graviano siano coloro che hanno raccomandato i giocatori di calcio tra cui D'Agostino, ma non direttamente attraverso me bensì con un uomo di calcio che io conoscevo perché era il vicepresidente della Juventina, tale Pippo Barone, un commerciante di tessuti di Palermo. Mi chiamò per dirmi che era un "bravo ragazzo, perché non lo fai provare al Milan?"».
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=77719&sez=HOME_INITALIA

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