lunedì 18 aprile 2011

“Arrigoni? Un figlio della cultura dell’odio”

Il direttore del Tempo Mario Sechi all’attacco dell’attivista pro-Palestina

Anche Mario Sechi, direttore del Tempo ed ex Panorama, ha voluto per forza dirci la sua suVittorio Arrigoni:

“Torno ad occuparmi di VittorioArrigoni, il ‘pacifista’ (a senso unico: contro Israele) ucciso da un gruppo di terroristi palestinesi a Gaza. Il caso e’ esemplare perche’ proprio mentre gli adepti delle teorie del complotto ‘giudaico-massonico’ cercano come rabdomanti una mano omicida che non sia palestinese, nelle stesse ore in cui Hamas annuncia i funerali di Stato per Arrigoni, il servizio segreto israeliano ha arrestato gli autori della strage di Itamar. Il caso ha voluto che ieri citassi nel mio editoriale il massacro della famiglia Fogel, madre, padre e tre bambini (11 anni, 4 anni, tre mesi) uccisi da due palestinesi piombati nell’abitazione dei coloni ebrei dal vicino villaggio di Awarta. I due macellai sono giovanissimi, 18 e 19 anni, cugini, studenti, hanno confessato il crimine e aggiunto un particolare raccapricciante: stavano per allontanarsi dal luogo del delitto, ma il pianto di una creatura li ha richiamati. Sono tornati indietro, in casa hanno trovato Hadar, il bimbo di tre mesi. L’hanno sgozzato nella culla. Bestie feroci. Figli di una cultura dell’odio che i primi nemici della pace, i ‘fanatici della ‘pace’, non vedono. Arrigoni era uno di questi. Puntare il dito contro Gerusalemme (chiedendo perfino che la sua salma non transiti per Israele) e non accorgersi della mano del fondamentalismo che ti minaccia, questo e’ l’errore e l’orrore. Eppure in Italia neanche le piu’ alte cariche si sono curate di diffondere un messaggio sulla sua scomparsa che non fosse un necrologio retorico e l’esaltazione della generica ‘pace’. E la verita’? Cari signori delle istituzioni, bisogna parlare con la lingua della verita’. Perche’ la storia e’ un’altra.

Arrigoni e’ morto, gli sia lieve la terra. Vittima di mani che forse lui credeva ‘amiche’: mani palestinesi. Anche Daniel Viflic, sedici anni, ieri ha lasciato questa terra. Un missile anti-tank tirato dalla striscia di Gaza aveva colpito il suo scuola-bus una decina di giorni fa. Daniel era in condizioni disperate. Incosciente. Danni cerebrali. Non ce l’ha fatta. Vittima di mani nemiche: mani palestinesi. Questa e’ la storia nuda e cruda che si compie in Israele. Tutti i giorni. ‘Restare umani’, come diceva Arrigoni, non significa pero’ mostrare di questa tragedia contemporanea il pezzo che fa comodo alle cause anti-sioniste, ma raccontarla tutta. Solo cosi’ – conclude Sechi su IL TEMPO – si vedono bene le mani di chi semina morte”.

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