lunedì 1 agosto 2011

Il ghetto dove si rifugiano i nani


Lo vogliono a tutti costi gli “unanos” delle Filippine. Per sfuggire dalle vessazioni che sono costretti a subire quotidianamente
Subiscono tante umiliazioni e sono costretti ad una vita ai margini della società. Da sempre bersaglio di scherno e offesi nella loro dignità, ora vogliono liberarsi delle loro misere condizioni di vita. I nani della Filippine sono seriamente intenzionati a costruire una colonia in cui andare a vivere serenamente, da soli, lontani dalle consuete vessazioni.
L’IDEA – Sono circa in 30 a partecipare all’iniziativa. Un misterioso investitore ha deciso di donare loro un terreno di 16mila metri quatrati nei pressi della capitale, Manila. Le case non sono ancora state costruite, le imprese non sono ancora all’opera, e i fondi difficile da ottenere, ma i protagonisti del progetto si mostrano fiduciosi che il loro sogno si realizzerà, che i politici locali contribuiranno con fondi pubblici, che la nuova cittadina diventerà una simpatica meta turistica. L’idea ambiziosa incontra anche lo scetticismo. Centri simili sono già nati altrove, aConey Island, alla fine del secolo scorso, è più recentemente a Kumming, in Cina. Ma non tutti sono convinti della bontà della loro nascita. “La soluzione non è la segregazione – dice GaryArnold dell’opera benefica Little People of America -. La risposta può essere la sensibilizzazione nei confronti delle differenze”.
LA TESTIMONIANZA - A guidare la pattuglia dei nani volenterosi è Alejandro Doron jr, 117 centimetri di altezza, capelli corvino, pelle dorata, occhi nocciola, aspetto tipico degli unanos, così vengono sopannominati i piccoli abitanti del paese. Alejandro ha 35 anni e lavora in un bar di Manila. Un locale nano. L’altezza dei dipendenti varia dai 76 ai 135 centimetri. Servono bistecche e birra ai turisti, ufficialmente. In realtà sono comici e imitatori che intrattengono gli ospiti esibendosi anche sul palco. Alejandro è uno degli unanos più fortunati. Molti sono impiegati in lotte, altri devono spogliarsi per assecondare i desideri sessuali dei turisti.
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