domenica 11 settembre 2011

La trasferta-rifugio che imbarazza la Ue "Io quei giudici non li voglio vedere"

Il Cavaliere tentato di inviare un memoriale invece di farsi interrogare. Il "patto" di fine legislatura offerto da Casini alletta i big del Pdl. "È il momento di offrirgli il Quirinale, Silvio dovrebbe convincersi"

di FRANCESCO BEI SONO i pubblici ministeri di Napoli, non l'attacco all'euro, lo scontro interno alla Bce o la paura per il debito italiano ad avere indotto palazzo Chigi a comporre il numero del presidente della Commissione europea. A dare certezza ai dubbi sollevati dall'imprevisto tour del Cavaliere tra Bruxelles e Strasburgo sono le voci che arrivano proprio dalla capitale comunitaria, dove gli uffici di Barroso confermano che è stato Berlusconi a richiedere l'incontro. Di più lo staff del presidente della Commissione Ue non rivela. Ma ci vuol poco a scoprire che la telefonata è partita da Roma mercoledì scorso, proprio lo stesso giorno in cui i legali del premier e la procura di Napoli avevano fissato (per martedì prossimo, appunto) l'interrogatorio di Berlusconi a palazzo Chigi. Una coincidenza. E tuttavia basta riavvolgere il nastro della settimana scorsa per rendersi conto che mercoledì 7 settembre, il giorno in cui palazzo Chigi fa "pressante" richiesta a Barroso per una visita lampo per discutere della crisi finanziaria e della manovra, sui mercati internazionali non accade nulla che possa giustificare tanta fretta. Anzi. Le dimissioni dell'arcigno Juergen Stark dal board della Bce sono ancora di là da venire e saranno rese note dalla Reuters solo due giorni dopo. L'Italia, al contrario, ha faticosamente varato la sua manovra e, per una volta tanto, i risparmiatori possono tirare un sospiro di sollievo. La Borsa di Milano quel giorno addirittura svetta fra le piazze europee e arriva a chiudere con un sonoro +4,24%. Persino lo spread fra Btp e Bund manda a dormire tranquilli gli uomini del Tesoro, con una discesa a 330 punti, una cinquantina in meno rispetto al giorno prima. E dunque perché questa maratona a sorpresa fra Strasburgo e Bruxelles in un solo giorno, con il faccia a faccia con il presidente permanente del consiglio Ue, Herman Van Rompuy e poi, nel pomeriggio a Strasburgo, con il presidente della commissione Barroso e persino con il presidente del Parlamento Buzek? Tanta sollecitudine per evitare l'incontro con i pm di Napoli oltretutto ha rischiato di ficcare il premier in un serio caso internazionale, visto che il galateo comunitario impone ai capi di governo in visita a Strasburgo di presentarsi davanti al Parlamento riunito in seduta plenaria. Un'audizione in piena regola insomma, che avrebbe tuttavia messo il premier di fronte a personaggi poco duttili, come il capogruppo dei socialisti Martin Schulz. Da qui l'affannosa ricerca di una via d'uscita diplomatica per salvare la forma e la faccia del premier, che alla fine incontrerà soltanto "in visita privata di cortesia" il presidente dell'Assemblea Jerzy Buzek. Tante capriole e forzature sono imposte dall'angoscia con cui il capo del governo sta vivendo il possibile incontro-scontro de visu con gli uomini della procura di Napoli. "Dovete trovare voi il modo di non farmeli vedere" ha ingiunto a Ghedini e Longo. A qualsiasi costo. L'ultima idea è quella di spedire un memoriale ai pm, senza presentarsi. E se la procura obietterà, Berlusconi contesterà l'obiezione. A qualsiasi costo, appunto pur di "guadagnare tempo e cercare un'altra via d'uscita". Ma la tenaglia giudiziaria che, da Napoli a Bari, lo stringe alla gola minaccia di avere conseguenze catastrofiche anche sulla tenuta del governo. Ai capi del Pdl, convocati ieri a palazzo Grazioli per discutere dei prossimi congressi locali del partito, il Cavaliere si è mostrato determinato a resistere. E ha lasciato intendere di voler vendere cara la pelle: "Non vi preoccupate, ci vogliono buttare gambe all'aria ma io sto lavorando ad allargare la maggioranza. Presto saprete... Ci saranno nuovi ingressi". L'aver risentito il tormentone dell'allargamento della maggioranza, mentre fuori "Roma brucia", ha contribuito tuttavia a deprimere ulteriormente i presenti. I più sono infatti convinti che soltanto l'arrivo di Casini nel centrodestra possa ormai salvare la situazione. Tanto che alcuni uomini di punta del Pdl hanno preso accordi con il leader centrista per un incontro segreto, da tenersi lunedì, per cercare di capire cosa davvero abbia in mente Casini. Le parole pronunciate ieri in chiusura della festa Udc di Chianciano fanno sperare i big di via dell'Umiltà. Che stanno cercando di convincere in tutti i modi il premier a imbarcare Casini, con un'offerta che il leader centrista farebbe fatica a rifiutare: il Quirinale. "Il Pdl, il partito più grande, non può rinunciare a candidare un suo uomo a palazzo Chigi - argomenta un ministro del Pdl - e poi la Lega non accetterebbe la leadership di Casini. Invece, per il Quirinale, Pier sarebbe perfetto".

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