domenica 11 settembre 2011

Lampedusa, Gheddafi dietro gli sbarchi la procura antimafia apre un'inchiesta

Il pubblico ministero Teresi: "I migranti costretti a partire dall'esercito del raìs". Il procuratore aggiunto in visita alla base Loran dell'isola: "Andrebbe chiusa"

di ROMINA MARCECAAmmassati in migliaia sui barconi. I loro corpi incastrati come tessere di un puzzle. Assetati, piangenti, senza più identità e costretti a forza da un'organizzazione di militari libici fedeli a Gheddafi ad una spedizione per invadere le coste siciliane camuffata da "viaggio della speranza". I più riottosi, i rivoltosi, vengono buttati in mare. Non si guarda in faccia a nessuno. In acqua finiscono anche mamme e bambini. Legati mani e piedi. I loro corpi si disperdono tra le onde. Di loro non si sa più nulla. Per chi riesce ad arrivare vivo a Lampedusa, comincia un'altra trafila infernale. Quella legata alla permanenza all'interno dei centri di accoglienza e ad altri viaggi, organizzati da altri trafficanti per lasciare l'Italia. Su questi viaggi infernali la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha aperto un'inchiesta. In dieci sono già sotto inchiesta. Sono libici. Tra loro ci sono anche degli scafisti. Il procuratore aggiunto Vittorio Teresi ha voluto vedere con i suoi occhi cosa accade a Lampedusa, dipinta come la terra dell'approdo per chi fugge dalla guerra. Da anni il magistrato si occupa di reati legati al fenomeno dell'immigrazione. "L'inferno inizia lì, ma il dramma - spiega il magistrato - ha origine molto prima dell'imbarco. Gli immigrati scappano dalla Libia, dalle zone subsahariane, dove c'è la guerra, e finiscono nelle mani dei trafficanti. Non vengono informati su ciò che li aspetta. Consegnano i loro documenti, spogliandosi dell'identità. Hanno un'unica assicurazione: l'arrivo a Lampedusa". L'inchiesta della Procura si concentra su tre sbarchi drammatici tra il primo e il sei agosto. I clandestini erano provenienti tutti dalla Libia. In uno dei tre sbarchi in 25 sono arrivati cadavere sulle coste di Lampedusa. I soccorritori hanno trovato i corpi dentro una stiva, accanto alla sala motori. L'ipotesi che la Procura adesso sta vagliando è che quegli uomini siano stati costretti ad entrare in quel locale. "Il sospetto è che i viaggi della speranza - spiega il procuratore aggiunto Teresi - siano in realtà l'espressione della politica di Gheddafi di invadere le nostre coste, in risposta all'intervento militare in Libia. Alcuni migranti hanno raccontato che non volevano partire - continua Teresi - e che sono stati minacciati da un'organizzazione che opera nei porti libici. I viaggi sono gratis e hanno lo scopo di riunire un'enorme quantità di persone. La navigazione avviene in condizioni disumane. Sui barconi salgono anche in 500". Le indagini sono iniziate da pochissimi giorni. Ai primi di settembre il procuratore aggiunto Teresi è arrivato a Lampedusa. Ha visitato la base Loran, che ospita i minori. È andato al Cie. Ha raccolto voci, racconti pieni di dolore. "Non potevamo rimanere fermi davanti a tanta sofferenza. C'è terrore nei loro occhi - racconta il magistrato - perché non sapevano di finire in uno scoglio in mezzo al mare. Loro hanno paura dell'acqua. I ragazzini, poi, hanno le braccia piene di punture di insetti. In un paese civile la base Loran dovrebbe essere chiusa". A Lampedusa l'emergenza non si ferma. Ieri, sono arrivati altri sei barconi, con circa 400 migranti a bordo. Il centro di accoglienza, che già ospitava 568 persone, è nuovamente in difficoltà.

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